domenica 31 marzo 2013

Dal Friuli, dai reconditi antri delle tradizioni ..

In una lettera di denuncia all'inquisizione del 1624 si segnala che donne e uomini del paese friulano di Palazzolo eseguissero questa danza cantando in due cori per evocare la pioggia. Di tale ballo è pervenuta versione scritta nel volume Il primo libro dei balli accomodati per cantar et sonar d'ogni sorte de instromenti di Giorgio Mainerio Parmeggiano Maestro di Capella della Santa Chiesa d'Aquilegia, nel 1578.


sabato 30 marzo 2013

Santa Marinella - Vendita Istituto e Chiesa del Monte Calvario


E’ proprio certo che la società possa venderlo?

Nel corso degli ultimi giorni, oltre alle voci che si sono rincorse, abbiamo potuto apprendere dagli organi di stampa che la Congregazione per risanare un bilancio fallimentare, intenda vendere lo storico Istituto e l’antica Chiesetta. Oltre ad esser felici per l’intervento di Don Salvatore per salvaguardare il luogo di culto da meri interessi di ordine speculativo, riteniamo che sulla vicenda ci siano aspetti importanti che vadano assolutamente considerati. E’ legittimo che un atto d’amore verso i bambini di Santa Marinella, debba perdersi nei meandri del ripianamento finanziario, a causa di pessimi amministratori? Dalle ricerche che abbiamo effettuato su alcuni testi, le cronache di quei tempi, ci narrano che il terreno ed il manufatto esistente sia stato donato nel 1911 dalla Principessa Flaminia Odescalchi agli orfani ed ai bambini delle maestranze di Santa Marinella e dato solo in gestione alla Congregazione delle Suore dell’Addolorata al Monte Calvario. La donazione – come segnala Carlo Astolfi in “Santa Marinella nella Storia” – ha l’intento di far nascere un asilo ed una scuola di lavoro. Premesso che non ci è dato, purtroppo, conoscere tutti i dettagli della vicenda e che dal 1911 il manufatto (in origine era solo un terreno con un capannone) si è sicuramente valorizzato ed è stato utilizzato per fini caritatevoli e di accoglienza, l’interrogativo si fa stringente. E’ possibile che un edificio religioso donato allo scopo di sostenere i bambini in difficoltà possa essere oggetto di ripianamenti finanziari? 

Ancor di più, ci chiediamo se possa esservi qualche sopravvissuto - a cui, di fatto, è stato donato il terreno e il manufatto dalla Principessa Odescalchi, che possa in qualche misura rivendicare, se non la proprietà, almeno la funzione sociale dell’immobile. Cionondimeno ed in subordine, riteniamo che vi debba essere una separazione equa tra quello che era in origine e le successive migliorie. Per tutte queste ragioni il Centro Studi Aurhelio intende sollecitare gli organi di competenza a verificare tutte i dettagli dell’operazione e – qualora vi fossero ancora dei sopravvissuti o eredi di essi – le opportune indagini, affinché un atto d’amore nei confronti dei bambini della nostra cittadina, come quello della Principessa Flaminia Odescalchi, non venga estinto per una operazione speculativa.

sabato 23 marzo 2013

V di vittoria (della controtradizione)


La V di vittoria, analizzata in un interessante articolo che ne svela le origini passando per il famoso gesto di Curchill, ricollegandola ai giorni più recenti, dimostrando come esso si presenti come nefasto segno della degenerazione della modernità, destinata a sfociare nel caos.

Il 13 maggio 1940, parlando alla Camera dei Comuni in qualità di Primo Ministro, Winston Churchill, nel suo celebre discorso su «sudore, fatica, lacrime e sangue», concludeva in questo modo: «chiederete quale sia ora il nostro compito. Posso rispondere in una parola: Vittoria, vittoria ad ogni costo, vittoria a dispetto di ogni paura, la vittoria, anche se la strada può sembrare lunga e difficile, perché senza vittoria non ci può essere sopravvivenza». (1)
Il concetto, ripetuto variamente e puntualmente dalla macchina della propaganda entrò nella mente della popolazione, divenendo un concetto chiave per tutto il successivo svolgimento del conflitto. In questo clima di forte tensione emotiva, esasperato da una guerra di difficile risoluzione e da uno sforzo bellico estremamente oneroso e pieno di sacrifici, maturò più o meno spontaneamente quel che si chiamò la V-for-Victory Compaign, una delle operazioni più famose della guerra psicologica di tutto il conflitto.
La sua nascita sembra in realtà alquanto banale. Nel gennaio 1941, Victor de Laveleye, un politico belga rifugiato in Inghilterra e collaboratore della BBC per i programmi riguardanti il Belgio, parlando dai microfoni dell’emittente britannica, si rivolse ai suoi compatrioti suggerendo l’uso e la diffusione del segno V, espressione sia del francesevictoire sia del vrijheidfiammingo (la libertà), come atto di resistenza e sfida all’occupante.
L’idea sembrò buona e così alcuni mesi dopo, per la precisione il 20 luglio, la BBC decise, col parere positivo di Churchill, di lanciare la campagna su vasta scala. Forte di impianti radiofonici in grado di arrivare ovunque, la radio inglese diffuse il messaggio propagandistico in tutti i paesi d’Europa. La voce al microfono era quella di Douglas Ritchie, autore radiofonico e poi direttore delle trasmissioni BBC per l’Europa. Parlando con lo pseudonimo di «colonnello Britton» egli teneva discorsi per gli ascoltatori d’oltremanica, spesso incitando al sabotaggio e alla resistenza. La trasmissione veniva aperta da un segnale in codice Morse, tre punti e una linea, che traduceva in suoni la lettera V, seguita poi dall’inizio della Quinta – V – Sinfonia di Beethoven, che inizia in maniera simile al segnale Morse, con tre note corte e una lunga.
Venne poi spiegato come fosse facile riprodurre il ritmo e come con un battito di mani, col fischio di un treno o con il suono di una campana fosse possibile lanciare un messaggio di partecipazione attiva allo sforzo bellico. Si poteva collaborare anche dipingendo sui muri la lettera, con gesso o con vernice, o naturalmente fare il noto gesto con la mano; lo stesso Churchill da quel momento in poi, amò farsi rappresentare in quella posa, che diventerà una sorta di icona, una immagine che si fisserà per molto tempo nell’immaginario collettivo, anche dopo la sospensione della campagna di propaganda, nel 1942.
E anche oggi tale segno, ripetuto, esercita una certa attrattiva. Tale messaggio nella sua semplicità possiede infatti sicuramente doti di comunicativa non comuni, e, testimone il suo successo, dimostra di avere un valore simbolizzatore superiore alle artificiali produzioni propagandistiche. Richiama infatti simboli lontani, significati profondi, valori archetipici essenziali che se opportunamente rievocati manifestano apertamente tutto il loro potere.
La storia di questo segno è intessuta di coincidenze significative e dimostra, in tutti i suoi riferimenti più o meno diretti, di avere qualcosa di magico. La sua stessa origine non è del tutto chiara.
Aleister Crowley pretese di avere fornito l’idea e di averla fatta pervenire a Churchill tramite alcuni suoi contatti nel servizio segreto MI5. A suo dire, dopo aver soppesato la questione e considerato varie alternative, egli avrebbe fatto ricadere la scelta su questo particolare simbolo a causa dei suoi significati e le sue implicazioni occulte. (2) Il simbolo della V sarebbe infatti stato tratto da un rituale, il Lesser Ritual of the Hexagram, che Crowley non aveva inventato ma che aveva per primo divulgato nel 1910 sulla rivista The Equinox (I, n. 3, 1910). Rituale che metteva in scena il dramma cosmico della morte e della rinascita di Osiride, e che era caratterizzato dalle tre lettere LVX, ognuna con un significato diverso. In una delle fasi del rituale l’operatore di magia doveva imitare col corpo le tre lettere, ognuna delle quali aveva un suo particolare significato. La L rappresenta il lutto di Iside, mentre la V rappresenta Apophis o Tifone, e la X la resurrezione di Osiride.
Le prime due sono utili ai fini del nostro discorso, poiché il lutto di Iside è causato dalla morte di Osiride operata da Tifone. La V rappresenta Tifone o Apophis, divinità distruttrici, nemiche delle forze solari. Il simbolismo spiega l’impiego della V come un contrasto allo svastica, datosi che Tifone uccide Osiride, causando il lutto di Iside.
Il mito narrato da Plutarco viene quindi rielaborato e messo in scena nell’atto magico, e le forze tifoniane vengono utilizzate per contrastare il valore solare dello svastica, (Osiride è figlio del sole). È da notare anche il valore analogico attribuito ad Apophis, dio serpente che secondo il mito è in perenne lotta col dio sole Ra (si confronti anche la lotta di Apollo col serpente Pitone).
Gli antichi miti egiziani vengono riattualizzati e utilizzati come strumenti magico-simbolici. La guerra si combatte non solo con le divisioni corazzate, ma anche con segni e simboli, con forze occulte che pur non mostrandosi fanno comunque sentire la loro efficacia.
Non è però detto che sia stato Crowley il vero ispiratore dell’operazione, come non è detto che questo gesto sia stato derivato da una informazione diretta, essendo a nostro avviso, nato quasi spontaneamente, anche se non casualmente.
Il particolare clima psichico determinatosi nel periodo bellico, e la «saturazione» raggiunta dalle idee distruttrici, possono aver fatto emergere archetipi e antichi segni? Oppure sono stati altri ambienti a suggerire determinate scelte?
Sappiamo per certo che Crowley non ha inventato il rituale, che è invece stato ricavato e poi riadattato dalla più datata cerimonia del gradoAdeptus Minor, rituale praticato già dalla Golden Dawn per vari decenni, rituale in cui similmente la lettera-glifo V rappresentava Apophis e Tifone e la L il lutto di Iside. (3)
Di più non è possibile dire, considerati anche i tenui nessi esistenti in questi casi tra i rapporti di causa ed effetto, e soprattutto l’importanza mai abbastanza ricordata della possibilità di produrre stati d’animo e influenze più o meno dirette sulle decisioni e le scelte degli uomini.
Ci basta per concludere un’altra coincidenza significativa: il gesto del V mima in maniera diretta una delle fattezze fisiche di Tifone, così come la tradizione e l’iconografia ce lo hanno presentato. Egli è il dio dalla testa d’asino, che ha inoltre l’asino come cavalcatura privilegiata (cfr. Plutarco, De Iside et Osiride, §§ 30-31). Il gesto della mano richiamerebbe quindi le orecchie d’asino di Tifone e ne riprodurrebbe la caratteristica fisica peculiare, un piccolo atto di magia simpatica, una involontaria evocazione del principio distruttore, principio sovvertitore che libera le forze del caos, quello stesso principio che dopo la sua vittoria nella guerra potrà esplicare pienamente la sua attività nel nuovo mondo «pacificato».

Renzo Giorgetti

(1) May 13, 1940, First Speechas Prime Minister to House of Commons
(2) Richard Kaczynski, Perdurabo: The Life of Aleister Crowley. North Atlantic Books, 2010, pp.511-512.
(3) Israel Regardie, The Complete Golden Dawn System of Magic, Falcon Press, 1994, vol.VII, p.53. Si veda anche il “rotolo volante” n.X, istruzione interna all’ordine riguardante il grado (5)=[6] Adeptus Minor, ora pubblicata in Proiezione astrale, magia e alchimia – rituali segreti della Golden Dawn, ed. italiana a cura di G. De Turris e S.Fusco, Mediterranee, 1980, pp.113-121.


venerdì 22 marzo 2013

San Giuseppe - 19 Marzo 2013

Il tempo sacro irrompe nella quotidianità, tutto si ferma, lo spazio è riservato al Santo ... Nell'unico pomeriggio non piovoso a cavallo di una settimana di pioggia ...

Il Centro Studi Aurhelio
 

[Processione per San Giuseppe, Patrono di Santa Marinella]


Santa Severa tra leggenda e realtà storica ...


Segnaliamo una novità editoriale molto importante per il nostro territorio, ne abbiamo ricevuto una copia in regalo con dedica da parte del Direttore del Museo Dott. Flavio Enei. L'opera è di una straordinaria meticolosità e raccoglie moltissime informazioni, foto e ricerche. Abbiamo dunque il piacere di presentare questa bella novità .... 




Cari Amici,
finalmente dopo anni di lavoro è uscito il volume “Santa Severa tra leggenda e realtà storica. Pyrgi e il Castello di Santa Severa alla luce delle recenti scoperte” del quale vi allego la copertina. Si tratta di un volume che raccoglie i risultati degli scavi di recupero svolti nell’ultimo decennio in occasione dei lavori di restauro del Castello di Santa Severa.
Per la prima volta è stato possibile esplorare con metodo stratigrafico alcuni piccoli ma significativi settori dell’enorme deposito archeologico situato all’interno del castrum romano, edificato sulla città etrusca nel III secolo a.C., sul quale si è sviluppato in seguito l’insediamento medievale.
L’opera, che ospita i contributi di numerosi studiosi, si propone di presentare subito una prima informazione sui principali dati emersi dalle ricerche e una nuova lettura delle millenarie vicende storico-archeologiche vissute da questi luoghi. Gli scavi hanno permesso di scoprire una straordinaria continuità di frequentazione del sito, ininterrotta a partire almeno dall’età del ferro, iniziando finalmente a gettare luce anche sulle fasi tardo antiche ed alto medievali che fino ad oggi erano rimaste di fatto sconosciute. In particolare è stato possibile giungere alla sensazionale scoperta della chiesa paleocristiana di Santa Severa che, insieme al suo battistero, costituisce una delle più antiche presenze cristiane nel litorale nord di Roma e nell’intera Etruria marittima.
Il volume è stato pubblicato dal Comune di Santa Marinella (Museo Civico) con i fondi del Piano Musei 2011. E’ presentato da Cecilia D’Elia (Assessore alle Politiche Culturali, Vicepresidente della Provincia di Roma), Roberto Bacheca (Sindaco di Santa Marinella), Rita Cosentino (Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale), Letizia Ermini Pani (Presidente della Società Romana di Storia Patria). Il libro è in formato A 4 a colori con 415 pagine, corredato da 786 illustrazioni.
Stiamo cercando di organizzare affinché la prima presentazione del volume avvenga nel mese di maggio in occasione dell’auspicata prima riapertura del Castello di Santa Severa da parte della Provincia e della nuova amministrazione regionale. Sarà inviato apposto invito.

Cari Saluti a tutti da Pyrgi
Flavio Enei

giovedì 21 marzo 2013

L’ASSALTO AL TERRITORIO: DALLE SALUBRI ANTICHE AQUAE CAERETANAE ALL’ATTUALE CENTRALE A BIOGAS.


Invece che salvaguardare i patrimoni territoriali attraverso investimenti sulle restaurazioni, abbondano le iniziative volte a cementificare aree sane e coltivabili e a rimpiazzare antichi resti storici con strutture e impianti "moderni". Iniziative messe in atto da parte di chi, noncurante dell'eredità che calpesta, fa del profitto l'unico demoniaco scopo della propria esistenza.

Purtroppo il solito micidiale connubio tra l’ignoranza, il senso civico inesistente e il desiderio di facile ricchezza che caratterizza una certa fascia di nostri concittadini, e quindi diversi dei nostri ex e attuali rappresentanti politici, continua a produrre l’assalto al territorio con iniziative sconsiderate e devastanti per l’ambiente e i beni culturali. Dopo il tentativo di realizzare la discarica di Pizzo del Prete distruggendo uno degli ultimi angoli di Campagna Romana ancora conservati con un patrimonio naturale e archeologico di grande valore, si cerca ora di costruire un ulteriore mega centro commerciale sulla via Aurelia, realizzando di fatto “Marina di Cerveteri 2” dall’altra parte della strada, urbanizzando un ampio pezzo di territorio agricolo ancora miracolosamente libero da costruzioni. Nel Lazio e nel nostro comprensorio il consumo di terreno coltivabile è enorme, centinaia di ettari di terra fertile vengono quotidianamente coperti dal cemento o dall’asfalto rendendoli per sempre inutilizzabili. In nome di un presunto sviluppo giustificato con la solita promessa della realizzazione di posti di lavoro si cancella la bellezza della natura e del paesaggio per interessi di pochi e ovviamente senza alcun vero risultato positivo per la comunità. Pensiamo soltanto all’impatto che l’ennesimo grande centro commerciale potrebbe avere sulla viabilità, sui servizi e sull’economia del territorio dove sarebbero subito condannati a chiudere i tanti piccoli negozi che a conduzione familiare ancora resistono tra mille difficoltà. Come se non bastasse, si pensa di ripartire con la centrale a carbone di Civitavecchia facendo finta che nulla sia  successo. Da ultimo si segnala un progetto in itinere per realizzare un’estesa centrale fotovoltaica nell’area compresa tra il Castello di Santa Severa, Pyrgi e la Riserva Naturale di Macchia Tonda, dove nel frattempo si prepara la stagione estiva con un ampio parcheggio a ridosso della spiaggia delle Sabbie Nere che diverrà sempre più “attrezzata”. E’ inutile dire che anche in questo caso si tratta dell’ultimo pezzo di litorale rimasto incontaminato grazie alla servitù militare e ai vincoli archeologici e naturalistici. Un’area protetta, potenziale parco storico e naturalistico unico nel Lazio! Nell’assalto sistematico al territorio, sempre più costruito e recintato, chi più ne ha più ne metta… Purtroppo in Italia si continua a non puntare su uno sviluppo diverso, legato alla valorizzazione delle principali, uniche e sempre rinnovabili risorse del nostro Paese: l’ambiente e i Beni Culturali. Non ci vuole molto per capire che il lavoro si può sviluppare tramite una sapiente politica turistica proteggendo e non distruggendo le nostre bellezze; potrebbero trovare ampi spazi di azione anche le numerose ditte edili, oggi legate al “partito del mattone”, attraverso un adeguato piano di restauro e recupero del paesaggio, senza continuare per forza di cose a costruire e cementificare. L’ennesimo esempio dell’incapacità politica di gestire uno sviluppo positivo ed intelligente del territorio è dato dalla funesta iniziativa legata alla realizzazione della centrale a biogas di Pian della Carlotta, presso il villaggio del Sasso, nel comune di Cerveteri. Mi chiedo come sia possibile che in una bellissima fertile piana agricola, circondata dai Monti Ceriti coperti di boschi, ricca di acque naturali minerali e termali, note fin dall’antichità per le proprietà curative e ampiamente sfruttate in epoca etrusca e romana, venga  in mente la sola idea di costruirci una centrale a biogas!? Soltanto una totale insensibilità, ignoranza e soprattutto brama di arricchimento facile può portare ad una tale scelta. Un paesaggio, già segnato negli anni passati da attività estrattive e dalla costruzione selvaggia di molte ville, viene ora definitivamente condannato da un impianto che gli ultimi studi scientifici certificano in modo chiaro che di “Bio” ha di certo ben poco. A breve distanza dai grandi serbatoi in cemento, ormai quasi ultimati, si trovano i resti delle antiche e sacre Aquae Caeretanae, ricordate da Tito Livio e da Valerio Massimo per le loro ottime caratteristiche. Gli scavi della Soprintendenza hanno messo in luce gli ambienti termali molto ben conservati fino anche a tre metri di altezza, ancora decorati con preziosi rivestimenti di marmo. Qui, come ricordano le iscrizioni, era la fonte di Ercole, frequentatissima in epoca augustea. Sulla piana numerosi siti archeologici attendono di essere valorizzati, insediamenti preistorici, necropoli etrusche, impianti termali romani. Cerveteri “Patrimonio dell’Umanità” non merita questi scempi.                                                                                                                                
Flavio Enei (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite)                                                                                                                                                                                                               

domenica 17 marzo 2013

BENVENUTO PAPA FRANCESCO!


Pubblichiamo una lettera/articolo inviataci  da Don Faustino, un amico del nostro Blog

BENVENUTO PAPA FRANCESCO!
Che Nostro Signore ti illumini e guidi nel cammino, per il bene della Chiesa e dell’umanità intera. 



Papa Ratzinger – cui va il nostro affetto e riconoscenza - aprì, col suo Pontificato, una stagione di riflessione nella curia romana. Il suo straordinario approccio alla crisi dei valori della Chiesa rimane un tentativo, non compiuto appieno, di uscire dal relativismo incapacitante e trasgressivo che la stava erodendo dall'interno.
Tornare all'ortodossia della fede, ai valori della sussidiarietà e della solidarietà, alla carità cristiana ed all'apostolato… Questo è il percorso da riportare al centro del Soglio di Pietro… Il compito che attende Francsco è grave, occorre fede e coraggio.
Buon Pontificato Santità, ci aspettiamo tanto.

Quello che più balza agli occhi è come l’elezione al Soglio di Pietro del Cardinale Jorge Mario Bergoglio abbia subito scatenato gli appetiti più immondi: i cani hanno sentito l’odore del sangue e vogliono la loro parte, ognuno vuole la sua parte, è iniziato il banchetto. La Sposa di Cristo è sottoposta a violenza.
Iene e sciacalli sono scatenati, uggiolano, sbranano, hanno fretta di finirla. Dietro di loro ci sono i manovratori organizzati, che sentono vicino il momento di toglier di mezzo l’ultimo monito nel vero e il falso, il bene e il male – se ne sentono limitati nella loro «liberazione».
Bisogna assolutamente dipingere il Vaticano, e lo stesso Papa - il nuovo, Francesco, e il vecchio, Benedetto - e come centro di segreti nefandi.
Già si parla di un lato oscuro del nuovo Pontefice, sul sito del prete “no global” Don Vitaliano Della Sala, per vicende legate all’epoca della dittatura in Argentina.
Bastano parole come pedofilia, IOR, dittatura,  perché nei talk show e nella rete  - voci del maligno “principe di questo mondo” - sorgano immediatamente sospetti di sinistre complicità: le iene si lanciano da sole, sanno che la vittima è ferita e il loro istinto è di farla cadere nel fango, e finirla.

Si citano profezie di sventura, Fatima, Medjugorje, perfino Nostradamus sull’ultimo Papa “nero”, il colore dei gesuiti. E penso alla questione che ci ha posto Cristo: «Quando tornerà il Figlio dell’Uomo, troverà ancora la fede sulla Terra?» (Luca 18, 8).
È una domanda che pongo anzitutto a me: quando tornerai, Figlio dell’Uomo, troverai ancora la fede in Faustino? Come vorrei poter rispondere «», con slancio, senza esitazione, con piena infantile fiducia.
Invece dico, come quel poveraccio del Vangelo: «Signore credo, ma tu sostieni la mia incredulità!»(Marco 9, 24).

E sostienimi anche tu Francesco. Mi piace e mi hai commosso quando, subito dopo la tua presentazione, hai chiesto alla folla dei fedeli di pregare perché Dio ti benedicesse. E la folla, chiassosa, ha fatto silenzio e si è concentrata a invocare la Grazia su di te. Di colpo, quella folla in piazza ti ha adottato come suo Pontefice.
Con quel segno, Francesco hai sepolto chilometri di chiacchiera vaticanista e televisiva che ci è stata inflitta e che ci attenderà.
Hai un nome impegnativo... Io vorrei tu stessi in mezzo alla gente che ha bisogno… vorrei vedere il tuo sacro abito bianco sporco di terra, intriso di sofferenze altrui, come quando andavi tra le baracche e i drogati delle villas miserias, nella periferia di Buenos Aires. Uno che sceglie di chiamarsi Francesco, ha trovato la strada per mettere pace e unità, superare tutto con l’essenziale.
E come ci chiede il Santo Padre, bisogna pregare molto, lo dico a me stesso più che a voi. La sensazione generale è che questa non sia solo una svolta, ma un capolinea: punto d’arrivo, ma forse anche di ripartenza!

   
La droga nelle favelas

Le villas miserias, le favelas di Buenos Aires, sono un formicaio per 300mila persone. Gli argentini sono pochissimi. La maggior parte viene da Paraguay, Bolivia, Perù. «Come tutti i migranti è gente molto povera: viene, si installa su un terreno, costruisce una baracca», dice padre Pepe, coordinatore di questo progetto pastorale voluto proprio dall’allora cardinale Bergoglio.
Lo Stato non c'è, e in queste condizioni la Chiesa diventa l'ovvio e naturale interlocutore.
Dal 2001, il nemico di padre Pepe si chiama paco. «La crisi argentina ha segnato uno spartiacque», ricorda. «Da quel momento la droga ha cominciato a circolare in maniera massiccia; con essa è dilagata la violenza e la gente in strada, senza alcun riferimento familiare, è quasi raddoppiata». Il paco, "pasta de coca", è la droga dei poveri, quel che resta dalla lavorazione della cocaina per i mercati ricchi. Ad usarla sono soprattutto ragazzi.
È capitato di incontrarli anche a lui, al cardinale Bergoglio, i poveri schiavi del paco, quando magari la domenica arrivava a piedi nel reticolo di qualche villa miseria, per celebrar messa, battezzare e cresimare, festeggiare il santo patrono. Da lontano vedevano il colletto bianco, capivano che era un prete, e allora partiva la richiesta: «Ola padre, tienes un peso por la coca?».
La risposta del cardinale, e della Chiesa è stato  un percorso per farli uscire dal buio delle loro vite disastrate.
Un percorso di disintossicazione all'Hogar de Cristo, un piccolo centro diurno, da dove i ragazzi passano in una fattoria protetta, fanno disintossicazione e un percorso spirituale. Lo sottolinea proprio padre Pepe: nell'équipe antidroga c'è sempre un sacerdote. «La dipendenza dalla droga è una questione spirituale, legata al non aver colto il senso della vita. La prima persona che il giovane cerca è il sacerdote».  La fattoria funziona. La metà dei duecento ragazzi che nei primi due anni avevano affrontato il percorso, ha abbandonato la droga. Sette sono rimasti addirittura ad aiutare, come volontari. Il progetto è quello di ingrandirsi. Di mettere su una grande fattoria sociale che possa accogliere non più dieci ma cento ragazzi. Aiutiamo il Papa ad attuarla!

Il cardinale Bergoglio durante la processione della Madonna del Carmine, a Ciudad oculta, la villa miseria nel quartiere di Mataderos (Buenos Aires)





Don Faustino



martedì 12 marzo 2013

Gabriele D'Annunzio [in memoriam]


La Pioggia nel Pineto 
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude

novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.

Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.

E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.

E immersi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.

Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.

Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.

E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

Gabriele D'Annunzio 

1863 | 2013 [in memoriam]

da PensieriParole

lunedì 11 marzo 2013

Santa Marinella 1639


Sopra un quadro di Claude Gellèe detto il Lorrain, in cui si ammirano il porto di Santa Marinella, il dorato tramonto e la mole del Castello. Vi si muovono figure d’uomini e animali.

E’ tutto d’oro, l’oro di occidente
Che veste il paesaggio vaporoso
Quello che tu stendesti, generoso,
o Claudio di Lorena, nel pendente

che ti commissionò il Barberino.
Tale t’apparve Santa Marinella
Nell’ansa che il Tirreno mar modella
E, dove, lungo il litoral cammino

Tra fronde ambrate vanno i cacciatori,
cui una muta levriera segue stanca,
stanchi pure i destrier, verso i bagliori

d’un croceo sol occiduo, a mano manca.
Su una lastra turchese sta il vascello.
Ferrigno e forte domina il castello.

Luciano Pranzetti, Santa Marinella, 17 Giugno 1996


domenica 10 marzo 2013

sabato 16, appuntamento a Roma..


Sabato 16 marzo, ore 18.00
Arrivederci Guerriero!

Presentazione del quaderno
"Indirizzi per l'azione tradizionale"
di Gaetano Alì, a un anno dalla sua scomparsa


Castello di Santa Severa


"Cortei di rondini volteggiano in cerchio, 
incoronando le statue dei santi, 
con un diadema piumato in un battito d'ali ,
immense palme di marmo ci donano frutti.
profeti ed angeli sacre battaglie 
così sale l'incenso 
con il nostro silenzio." 


Diadema - Magnifiqat


venerdì 8 marzo 2013

Niente più arte gratuita: cancellata la Settimana della Cultura


L'intelligenza diabolica dei tecnoburocrati non risparmia l'anima dei meno abbienti. Non riducono le folli spese per pagare le loro feste ma vietano ai cittadini di godere gratuitamente dell'arte di proprietà dello Stato e quindi dei cittadini stessi. Aurhelio!

La crisi economica costringe il Ministero ad annullare la settimana di apertura gratuita dei musei statali e dei siti archeologici 

FLAVIA AMABILE, ROMA

La crisi economica costringe il Ministero dei Beni Culturali a cancellare la Settimana della cultura, che da anni, per sette giorni, consente l’ingresso gratuito nei circa 419 musei statali e siti archeologici. Stop anche ai musei gratis l’8 marzo per la festa della donna. Confermata invece la promozione «entri due paghi uno» di San Valentino. «Non possiamo più permetterci di rinunciare all’incasso di sette giorni proprio in primavera, uno dei periodi dell’anno in cui arrivano più visitatori. Manterremo però i musei aperti a ingresso libero l’ultima domenica di ogni mese quando le famiglie italiane sono veramente in difficoltà», ha detto Anna Maria Buzzi che ha sostituito Mario Resca alla direzione per la valorizzazione del patrimonio del Mibac. 

La crisi sta facendo sentire i suoi effetti anche sui musei. Per la prima volta dal 2009 sono calati in misura notevole gli ingressi dei musei: 10,44 per cento in meno nei primi nove mesi del 2012. Al Mibac si sta inoltre considerando sia la possibilità della revisione dei biglietti gratuiti per gli over 65 (trasformandoli magari in ridotti, come avviene in molti Paesi europei), sia l’allungamento ai 29 anni della riduzione del biglietto. «Perché è a tutti gli effetti la fascia più debole» ha ricordato Anna Maria Buzzi. 
fonte: La Stampa.it