lunedì 30 luglio 2012

L’alibi anticonformista e la scelta di non essere conforme alla massa. Una traiettoria, due direzioni

Capita sempre più spesso di sentire persone che, seppur immersi fin oltre la testa nella melma della modernità, affermano la volontà di differenziarsi dalla massa cercando, attraverso tentativi parodistici, di apparire anticonformisti. Per distinguersi, eccoli allora dormire giorni interi e affogare la pigrizia di un corpo sfinito da sensazioni forti, oppure imbizzarrirsi nel cambiare il loro “look” o sfoggiare gli ultimi prodotti usciti sul mercato, dall'abbigliamento al cellulare, all'auto, e così via. 
Dietro questo voler uscire dal gregge, c’è una concezione schiavistica della libertà, o come direbbe Gustave Thibon, un rigirare sempre più in fretta nella stretta gabbia dei sensi senza accorgersi che si gira pur sempre in tondo. Paradossalmente, tali persone che desiderano uscire dal gregge sono le stesse di cui il gregge è composto. Seneca direbbe, a proposito di questo aspetto, che non esiste schiavo più schiavo di colui che si ritiene libero. 
La libertà non si conquista con ostentazioni, dichiarazioni dei diritti nè con altre fantasiose fattispecie astratte incluse in qualche legge democratica. La vera concezione della libertà è innanzitutto interiore e consiste, come ci insegna Julius Evola, in una volontà pura e sempre più forte, capace di affermarsi su ogni elemento esterno, non appena questo si impone come un necessario bisogno, al fine, di rendere sempre più energico il possesso di se. In tal maniera, il vero anticonformismo non è qualcosa di formale e relativo, riconducibile a fattori meramente esterni ma è innanzitutto la dirittura interiore che ci si dà, è una libertà essenziale e assoluta. L'eroismo più grande, come afferma Corneliu Zelea Codreanu, è la tenuta nel tempo, frutto, lo ribadiamo, del pieno dominio di sè.
In un mondo fatto di chiacchere democratiche e di impegni annullati all'ultimo secondo, tramite SMS, il vero anticonformismo consiste allora nell'oratoria dei fatti e nel mantenimento della parola data.  Quando la dipendenza dalla tecnologia è in crescita vertiginosa meccanizzando ogni aspetto dell'essere l’anticonformismo è anche il rinunciare un attimo all'I-phone, al PC, all'I-pad, prendere in mano una penna e mediante un esercizio di introspezione scrivere una lettera ai nostri più cari camerati o amici. Quando il presente è orfano di ogni senso della lotta e vige il fatalismo, essere non conforme alla massa, significa combattere senza riserve per un'idea, la stessa che si oppone alla "libertà" moderna, il cavallo di Troia dei giorni nostri. Essere non conformi alla massa è una azione tradizionale inspirata da principi eterni, l’unica che vale la pena di compiere.

Nico Di Ferro

venerdì 13 luglio 2012

Carlos Castaneda [incise sulla pietra]



“La maniera più efficace di vivere è vivere da guerriero. Un guerriero può preoccuparsi e riflettere prima di prendere una decisione, ma una volta che l’ha presa, va per la sua strada, libero da timori e preoccupazioni; sono mille le decisioni che ancora lo attendono. Questa è la via del guerriero”
[...]
“Lo spirito del guerriero non tende all’indulgenza o alla lamentela, non tende alla vittoria né alla sconfitta. Tende unicamente alla lotta, e ogni lotta è la sua ultima battaglia sulla terra. Ecco perché i risultati sono di scarsa importanza per lui. Nella sua ultima battaglia sulla terra, un guerriero lascia che il suo spirito fluisca libero e chiaro. E mentre combatte, consapevole dell’impeccabilità della sua volontà, un guerriero ride e ride”

domenica 8 luglio 2012

Oggi Apertura straordinaria

Domenica 8 luglio, apertura straordinaria della nostra sede in via della libertà 22, dalle ore 11.30 alle ore 13.00. Vi aspettiamo.... Sostenendo Aurhelio, sosterrete il Fronte della Tradizione!

lunedì 2 luglio 2012

Heliodromos N.23


E' finalmente disponibile il nuovo numero di Heliodromos.

Pubblichiamo di seguito l'editoriale, all'interno del quale troverete un link ad un inedito video dedicato a Gaetano Alì, ricavato da un convegno del 2004 organizzato da Raido. E proprio a Gaetano è interamente dedicato l'editoriale ed il numero della rivista. Con l'occasione, perciò, invitiamo i nostri soci a procurarsene copia presso la nostra sede. Ripetendo, ancora una volta - come ci ha insegnato lo stesso Gaetano - che il Fronte della Tradizione si realizza coi fatti e non con le parole!


Il 25 febbraio 2012 è mancato il camerata Gaetano Alì, fondatore di questa rivista e animatore delle svariate iniziative sorte intorno al gruppo di Heliodromos, oltre che docente presso l’Università di Catania. Per noi tutti egli è stato una guida luminosa e un insostituibile riferimento per un cammino di verità, più che mai indispensabile e raro in un mondo sostenuto dalla menzogna e dalla mistificazione. Dedichiamo questo numero della rivista alla sua memoria, non solo come riconoscimento di una intera esistenza dedicata all’affermazione dei valori della Tradizione, ma per farne conoscere la figura a quanti non hanno avuto modo di incontrarlo da vivo, affinché possa essere di esempio a tutti i giovani militanti che vogliono continuare a percorrere il suo cammino di verità.
Gaetano Alì, intraprendendo il suo “viaggio definitivo”, oltre a lasciare un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nei cuori dei suoi camerati, ha lasciato la redazione di questa rivista orfana della sua direzione e dei suoi contributi dottrinari; a partire dai nostri editoriali, quasi tutti da lui scritti, e dei tanti articoli da lui ispirati ma materialmente redatti da qualcuno di noi, che si limitava a trasferire sul foglio temi, argomenti e riflessioni che a Gaetano piaceva affrontare in incontri spesso informali, ma pieni di contenuti alti.

Anche l’editoriale di questo numero (il cui titolo era già stato indicato, oltre due anni fa, nel “Sommario del prossimo numero” del precedente Heliodromos) doveva essere opera sua, e l’uscita della rivista era stata via via differita, proprio in attesa che lo scritto fosse pronto. Abbiamo deciso di lasciare a queste righe lo stesso titolo che avrebbe voluto dare loro, come omaggio alla sua memoria e col rimpianto di non poter leggere un testo che, come sempre, sarebbe stato chiarificatore e illuminante, su un punto essenziale della fase ciclica che stiamo vivendo e sulla determinazione dei modi di manifestazione dei tempi ultimi, che anche la sua scomparsa ci fa presagire come prossimi e imminenti. Sappiamo, infatti, che era sua intenzione trattare dell’Avversario e dei suoi più o meno inconsapevoli servitori, ma non sappiamo con quali modalità avrebbe chiarito i vari ruoli, all’interno del decisivo scontro finale che si profila all’orizzonte. E forse non lo sapremo mai, a meno che dai suoi appunti rimasti non emerga qualcosa che possa trasmetterci le ultime consegne, utili ad orientarci nel prossimo futuro.

Intanto, a completamento di questo numero a lui dedicato, abbiamo pensato di riproporre alcuni suoi scritti apparsi sui primissimi numeri di Heliodromos, dai quali già traspare in tutta la sua chiarezza l’indirizzo che si voleva dare a questa iniziativa; direzione rimasta sempre uguale durante questi lunghi anni di attività e militanza, coerentemente centrate sulla visione tradizionale della vita, in ogni suo aspetto. Dopo questi vecchi scritti “programmatici” – a cui sono seguiti tanti puntuali suoi interventi, rintracciabili nella collezione di Heliodromos e firmati, per la maggior parte, con gli pseudonimi di Paolo Zagali e Bruno del Re, che cercheremo nel prossimo futuro di riproporre all’attenzione dei nostri lettori, l’ultimo dei quali è stato quello sul “Tartufo Fini” –, abbiamo voluto inserire non un suo articolo ma il testo di una sua conferenza (l’ultima!), tenuta l’estate scorsa nel nostro abituale incontro sull’Etna e ricavata dagli appunti di uno dei suoi giovani ascoltatori.
Gaetano Alì prediligeva la trasmissione orale del suo pensiero e gli insegnamenti e le comunicazioni più interessanti li ha riservati sempre alla parola, pronunciata con una forza ed una carica difficili da esprimere nella pagina scritta. E di questo sarà possibile farsene un’idea diretta andandosi a rivedere un video, l’unico di lui esistente, che riprende il suo intervento al convegno romano di Raido del 2004 dedicato ad Evola, in cui Gaetano trattò il tema  Evola educatore?; video che viene messo in rete in contemporanea all’uscita di questo numero della rivista. Filmato interessante sotto tanti punti di vista. Compreso, fra l’altro, quello relativo all’atteggiamento delle persone sedute al suo stesso tavolo: dove il linguaggio del corpo e della prossemica dicono più delle semplici parole sul “modo di essere” di ognuno dei presenti!
L’omaggio a Gaetano viene completato nella rubrica delle “Lettere a Heliodromos”, che in questo numero abbiamo deciso di far diventare una sorta di “Lettere a Gaetano”, avendo inserito alcuni interventi commemorativi di amici e camerati, ma non solo, che hanno avuto con lui un rapporto particolarmente intenso e duraturo. Negli scritti di Sermonti e Medrano, per inciso, si noterà un riferimento diretto ad uno dei nostri redattori, dovuto al semplice fatto che si è trattato della persona che li ha informati di quanto era accaduto al comune amico.
Il restante materiale che completa questo numero è, in parte, lo stesso che era già da tempo pronto, prima che questo evento luttuoso ci costringesse a modificarne i contenuti. Sicuramente, il ricordo di Gaetano non si esaurisce con questo omaggio frettolosamente approntato, essendo nostra intenzione valorizzare ed evidenziare sempre più il suo fondamentale contributo al servizio della Tradizione. Ci torneremo, quindi, sopra. Ci piace intanto chiudere queste brevi righe riprendendo da uno dei suoi scritti (una riflessione) – che aveva dedicato ad un amico da poco scomparso e apparsa sul numero 5 della nuova serie di questa rivista (Inverno 1989) –, dove vengono dette parole che ci sentiamo di associare anche alla sua scomparsa:
«(…) In questo mondo che ci è, giorno dopo giorno, sempre più estraneo, ci si sente ancora più soli quando persone come Lorenzo se ne vanno. Per tal motivo, in verità, dovremmo sentire più tristezza per la nostra condizione terrena che per la sua, ma il distacco dai sentimenti umani non sempre è possibile quando si tratta di un amico caro. Ci rasserena però la viva sensazione di un esito positivo del suo viaggio ultraterreno. Noi infatti sentiamo che Lorenzo, fortificato spiritualmente anche in virtù delle sue sofferenze terrene, abbia trovato lo slancio per immergersi con coraggio nel bagliore accecante della luce rigeneratrice dell’incondizionato. L’esalazione del suo ultimo respiro, mentre il sole si poneva allo Zenit, è un segno simbolico eloquente del suo destino nell’aldilà e un messaggio rassicurante per noi che lo amammo».

Heliodromos 23

( Raido ) 
Prezzo: €7.50 

HELIODROMOS
Contributi per il Fronte della Tradizione

N. 23 - 21 Aprile 2012

In questo numero:

EDITORIALE
L’Impostore, gl’impostori e gli allocchi

IN MEMORIAM

Un Vir romano sull’Etna di E. Iurato
La nostra scelta di G. Alì
Ricostruzione interiore di G. Alì
Incontri graditi di G. Alì
Intervento dottrinario di G. Alì

VIE REALIZZATIVE

Ricercare momenti di calma interiore di E. Romani

SIONISMO

Nae Ionescu contro il sionismo di C. Mutti

REVISIONI

Il Risorgimento nel pensiero di Evola di E. Iurato

POESIA

Marco Aurelio di L. Valli

ESPERIENZE

Il tuo Solstizio di L. Milite

ORIENTAMENTI ESISTENZIALI

Le otto parole di A. Medrano

RIFLESSIONI – Dentro e fuori le mura

ANALISI

Lucia e Francesco Casadei, A tu per tu con il diavolo
Cesare Ferri, Effetto Domino
Luigi Iannone, Manifesto antimoderno

LETTERE A HELIODROMOS


TRADIZIONE E CONTROTRADIZIONE

Cronache di fine ciclo