sabato 27 dicembre 2008

Una rivista importante

Segnaliamo la rivista HELIODROMOS - Contributi per il Fronte della Tradizione, un serio e duraturo impegno editoriale, punto di riferimento per il tradizionalismo integrale.

Heliodromos - n. 19 - L'EDITORIALE


Democrazia e violenza


“Un [...] errore, dovuto alla confusione dei concetti di essere umano e individuo, è l’eguaglianza democratica.
Questo dogma si spezza oggi sotto i colpi dell'esperienza dei popoli ed è quindi inutile dimostrarne la falsità, ma ci si deve meravigliare del suo lungo successo.
Come mai l’umanità ha potuto credervi così a lungo? Questo dogma non tiene conto della costituzione del corpo e della coscienza, né si adatta ad un fatto concreto come l’individuo. Certamente gli esseri umani sono uguali, ma tali non sono gli individui e l’uguaglianza dei loro diritti è pura illusione. Il debole di mente e l’uomo di genio non debbono essere considerati uguali di fronte alla legge; l’essere stupido, incapace di attenzione, abulico, non ha diritto ad una educazione superiore ed è assurdo dargli, ad esempio, lo stesso potere elettorale che all’individuo completamente sviluppato. I sessi non sono uguali. È molto dannoso non riconoscere queste disuguaglianze.
Il principio democratico ha contribuito all’indebolimento della civiltà, impedendo lo sviluppo dei migliori, mentre è evidente che le disuguaglianze individuali debbono essere rispettate. Vi sono, nella società moderna, funzioni appropriate ai grandi, ai piccoli, ai medi e agli inferiori; ma non bisogna attendersi di formare individui superiori cogli stessi procedimenti validi per i deboli. La standardizzazione delle creature umane da parte dell’ideale democratico ha assicurato il predominio dei mediocri. Costoro sono ovunque preferiti ai forti: sono aiutati, protetti, spesso ammirati: come se non si sapesse quanto gli ammalati, i criminali e i pazzi attirano la simpatia del grosso pubblico.” [...] “Siccome era impossibile innalzare gli inferiori, il solo mezzo di produrre l’uguaglianza fra gli uomini era di portarli tutti al livello più basso: in tal modo scompare la forza della personalità.”
Così, anche in conseguenza di un tale processo degenerativo, si è potuto accettare nella società il predominio dell’economia e di una industrializzazione che, oltre ad imporre forme di lavoro stupidi e ripetitivi, ha frantumato le naturali comunità umane per risucchiarli nelle vastità urbane. Tanto che: [...] “nella immensità delle città moderne, l’uomo è isolato e sperduto, è una astrazione economica, un capo di bestiame e perde le sue qualità di individuo, perché non ha né responsabilità né dignità. In mezzo alla folla emergono i ricchi, i politici potenti, i banditi in grande stile: gli altri sono polvere anonima.”
Queste sono considerazioni che il premio Nobel per la medicina, Alexis Carrel, poneva ne L’uomo, questo sconosciuto già nel 1935. Da allora, pur avendo avuto questo suo libro molte edizioni in tutto il mondo, solo in Italia sono state una trentina, dell’accorato richiamo, sull’azione corrosiva del principio democratico nella civiltà, di uno scienziato dal livello scientifico e umano così elevato, non è rimasta nessuna risonanza nella decadente cultura europea del dopoguerra. (…)
Piuttosto non possiamo non prendere atto, di quanto l’opinione democratica si sia consolidata dal 1945 nelle coscienze e nelle istituzioni delle società moderne. E ritenendo che le parole non siano semplici espressioni foniche, e non vanno usate con arbitraria disinvoltura, se definiamo la concezione democratica un’opinione, anzi la madre generatrice di tutte le più strampalate opinioni che, purtroppo, si sono imposte nel nostro tempo, lo facciamo nel rispetto di buone ragioni logiche e storiche; ragioni trascurate dalla gran parte dei moderni, ormai logorati nelle loro capacità mentali e intimamente invigliacchiti, tanto da non avere il vigore per contrapporsi alle opinioni dominanti e, come si è detto, alla loro palese radice democratica.
Siamo convinti che questo disastro morale e intellettuale si spieghi anche con gli esiti bellici del 1945; quando il migliore sangue, quello dei più generosi e coraggiosi, fu invano versato.

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L'accettazione passiva nel nostro tempo del sistema democratico, come formula ultima e risolutiva dei problemi dell'uomo e della società, ha mummificato ogni possibile vivacità critica sul piano culturale e, per converso, nel tessuto sociale un inarrestabile clima di violenta sovversione; essendo innegabilmente violenza e sovversione due aspetti del medesimo fenomeno.
Così, il presupposto egualitario, insito nell'idea democratica, sollecita astratte forzature e ostilità in tutti quei rapporti umani e sociali, che normalmente starebbero in relazione di organica complementarietà.
Se nella società si genera una condizione di ostilità tra individuo e stato, datore di lavoro e lavoratore, maestro e allievo, uomo e donna; nella famiglia si riproduce una divaricazione tra genitori e figli, marito e moglie. Di conseguenza, entrano in crisi i vari corpi comunitari, che normalmente hanno bisogno di stabilità per svilupparsi positivamente.
La manifestazione dell'intrinseca attitudine della democrazia alla violenza si evidenzia ancor più nei rapporti tra stati e nelle contese internazionali.
La presunta e consolidata opinione, secondo la quale il sistema democratico rappresenta il termine ultimo e più elevato di organizzazione nella libertà della società, ha motivato spinte impositive nelle relazioni internazionali, tanto da mascherare ipocritamente politiche espansionistiche e guerre di dominio economico e territoriale come necessari "sacrifici" per l'allargamento di un "pacifico" ordine democratico internazionale. In questo contesto rientrano le due guerre mondiali, i conflitti in Korea e nel Vietnam, l'occupazione israeliana della Palestina, la guerra in Serbia e quella americana in Afghanistan e Iraq.

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È interessante sottolineare che il potenziale di violenza delle democrazie non si configura soltanto nell'atto bellico, che come tale mostra l'intima natura dello stato democratico, ma soprattutto nei modi e nei mezzi con cui si compie.
Questo aspetto va riconsiderato con attenzione, perchè mostra il volto veramente demoniaco del potere nelle democrazie. Riteniamo che l'uomo moderno sia tanto incline alle suggestioni del presente per l'incapacità mentale a conservare un minimo di memoria storica. Così, con la sua forsennata fuga in avanti, perde non solo le radici e il senso del suo esistere, ma anche la capacità di collegare il passato con il presente in un rapporto significativamente coerente.
Con questo fine esaminiamo ora brevemente alcuni dei modi e dei mezzi con cui le democrazie affrontano le guerre.
In tre giorni, dal 13 al 16 febbraio 1945, ad appena due mesi dalla fine del conflitto, Dresda fu ridotta un vastissimo bracere. Prima gli inglesi con 773 aerei e poi gli americani con 1000, in varie ondate scaricarono sulla città più di 3500 tonnellate di bombe al napalm. I morti bruciati vivi furono 250.000.
Il 6 agosto 1945 su Hiroshima, in Giappone, viene lanciata la prima atomica. La città di 400.000 abitanti viene distrutta completamente. I morti al primo impatto furono 150.000, tanti altri morirono per le conseguenze delle radiazioni.
Se questa bomba aveva lo scopo di indurre il Giappone alla resa, che senso ha avuto, se non di gratuita crudeltà, la seconda atomica il 9 agosto su Nagasaki?
La tendendenza a bruciare con il napalm o a contaminare con bombe radioattive le popolazioni civili, evidenzia una certa matta bestialità che si ripete in Corea, nel Vietnam, in Serbia, in Afghanistan e in Irak a Faludjar.

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Se l’impiego del napalm e dell’atomica segnano il trionfo della barbarie, il comportamento U.S.A. e israeliano in Afghanistan, Irak e Palestina indica il punto di non ritorno del cinismo più mostruoso e disumano dei tempi ultimi, che si compiono in un’orgia di violenza assolutamente folle. Le atrocità degli americani a Guantanamo e nel carcere di Abu Gharaib sono solo le aberrazioni emerse di un’attività occulta di omicidi generalizzati e non registrati nel bilancio ufficiale del conflitto.
Chi ha dimenticato i tanti ritrovamenti in Irak di salme di sunniti con segni chiari di torture e ammanettate?
Gli israeliani in queste operazioni sporche sono dei veri maestri, sono riusciti a cacciare un popolo dalla sua terra e a decimare i suoi rappresentanti con omicidi mirati, telefonini esplodenti, avvelenamenti, bombe nelle abitazioni e nelle auto.
Il più ignobile di questi atti di killeraggio è certamente l’omicidio di un sheik cieco e paralitico, ucciso solo perchè si poneva come resistenza morale e spirituale del suo popolo. Questi raffinati crimini si accompagnano ai rapimenti, alle incarcerazioni in massa, alla distruzione delle coltivazioni, all’espropriazione delle terre e agli insediamenti diffusi in tutta la Cisgiordania. Il lettore che avrà la pazienza di osservare una mappa degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, vedrà quanto ridicole siano le speranze di pace in Palestina.
Se noi occidentali provassimo ad immaginare come sarebbe stata l’area mediorientale in questi ultimi 60 anni, senza l’arrogante pretesa del sionismo ebraico, capiremmo meglio le ragioni del sostegno di quei pochi settori dell’Occidente per i popoli del medioriente; ma capiremmo ancor meglio lo sdegno degli orientali e dei musulmani in particolare verso l’Occidente.

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Quando non c’è speranza, ascolto, comprensione per le violenze subite , nei popoli, come nelle singole persone, subentra la disperazione e quindi il ricorso agli atti assoluti di disperazione.
Sansone nel racconto biblico (cfr. Giudici, 16) non disse a Gaza: Che io muoia insieme ai Filistei? Lo definiamo questo un atto di terrorismo?
Il mondo islamico percepisce in maniera chiara le trame dell’attacco che l’Occidente muove alla sua civiltà e alle sue tradizioni; il popolo in misura maggiore dei suoi governanti, spesso tiranni corrotti, impegnati più a mantenere i loro privilegi che ad alleviare le sofferenze delle genti.
Questi segni di abbandono, e per tanti aspetti di ostilità, appaiono anche da certi atti della Chiesa di Roma, la quale sembra chiudersi in un controproducente esclusivismo, rinunciando al dialogo interreligioso e alla difesa dell’universalità di Gerusalemme.
È triste, per noi che abbiamo in altre occasioni esaltato il coraggio di Benedetto XVI, osservare quanto smarrimento ci sia nei vertici della Chiesa.
Il papa che ha posto alla base del suo magistero l'incontro fra fede e ragione, ignorando la fondamentale unità essenziale delle religioni, si è lasciato trascinare (ammesso che non sia stata una sua determinata scelta) in una plateale spettacolarizzazione della "conversione" di Magdi Allam; dando così prova di un orizzonte intellettuale chiuso nel più esclusivo exoterismo.
In realtà - come osserva René Guénon - colui che "converte" e "colui che si fa convertire" danno prova di una identica incomprensione del senso profondo delle loro tradizioni.
Oltretutto, anche per il palcoscenico scelto, si è trascurata la consueta prudenza che era saggio tenere verso un miliardo di musulmani che, come si è detto, si sentono spiritualmente e materialmente assediati dall'Occidente.
Per concludere su questa sconcertante caduta di livello della Chiesa, che si è posta con la "conversione" di Magdi Allam, è ancora Guénon, sebbene in un contesto più generale, a dire le parole più appropriate: «i convertiti danno prova di una instabilità mentale piuttosto preoccupante, ...perchè quasi sempre tendono a manifestare il "settarismo" più ristretto ed esagerato, sia per effetto del loro stesso temperamento, che spinge alcuni di loro a passare con sconcertante facilità da un estremo all'altro, sia per sviare i sospetti di cui credono essere oggetto nel loro nuovo ambiente».

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Le considerazioni fatte su più temi, in questo eccezionalmente esteso editoriale, anche quando si riferiscono alla sfera morale e spirituale della persona, hanno - al lettore attento non sarà sfuggito - una stretta connessione con il modello di organizzazione della società che si è imposto in Occidente: la società democratica, con le sue ipocrisie, le sue mistificazioni, le sue violenze che influenzano tutti gli aspetti del vivere e dell'esistere.
Noi non siamo né i primi, né gli ultimi a rilevarne l'equivoco. G.G. Rousseau, che fu il teorico del governo democratico, notò: «Se ci fosse un popolo di dèi, si governerebbe democraticamente. Ma un governo così perfetto non è fatto per gli uomini» (Contratto sociale, cap. IV)
Naturalmente il ginevrino non considerò che il pantheon degli dèi è strutturato secondo il principio della gerarchia.


HELIODROMOS
N. 19 - 21 Aprile 2008

in questo numero:
EDITORIALE: Democrazia e violenza
SIMBOLISMO: Ciechi e mendicanti di V. Lovinescu tc "Ciechi e mendicanti di V. Lovinescu
PANNI SPORCHI: Nuovi nemici e nuove alleanze di E. Iurato
GEOPOLITICA: Le tappe del pensiero eurasiatista di C. Mutti
ESPERIENZE: Addio a un amico fedele di A. Medrano
CONTROSTORIA: La Sicilia nel Vento del Sud di O. Ferrara
TESTIMONIANZE: Io che devo morire domani
RIVOLUZIONE ESTETICA: Architettura, psicologia e oggettività di A. Ochoa Machain
ANTOLOGIA: Tolkienmania di M. Tuti
RIFLESSIONI - Dentro e fuori le mura


ANALISI:
Randa Ghazy, Sognando Palestina
Rutilio Sermonti, Una vita di pensiero e militanza
Carmela Crescente, Cola di Rienzo. Simboli e Allegorie


LETTERE A HELIODROMOS
TRADIZIONE E CONTROTRADIZIONE
Cronache di fine ciclo
richiedi la tua copia a: ordini@raido.it

... stile tradizionale....



disponibile su www.raido.it

venerdì 19 dicembre 2008

Dal mare di Roma.......


Le insegne del Sole sono alte sul mare di Roma!

Recensione della conferenza del 13 Dicembre a Raido

Il Natale Indoeuropeo - Mario Polia

Sabato 13 dicembre 2008 si è tenuta nei locali di Raido la conferenza dal titolo “Natale indoeuropeo”. Il Natale non deve essere identificato un momento specificamente cristiano che celebra la nascita di Gesù Cristo, tanto meno con lo sterile momento di consumi, bevute e giochi che è diventato oggi, ma va considerato e vissuto come simbolo di quella sensibilità e spiritualità superiore che fa capo ad una realtà soprasensibile. Mario Polia ha concisamente definito il Natale una realtà dello spirito, un simbolo collegato al Sole, a tutto ciò che è vita e luce radiante, fornendo tra l’altro un’immagine del Sole a cui non si è soliti pensare: il Sole come un lavoratore che si affatica per dar luce al mondo intero e per illuminare anche i defunti. Non a caso la data del Natale è fatta derivare dal “natalis solis invicti”(nascita del Sole invincibile), ricorrente nell’antica Roma proprio il 25 dicembre, coincidente all’incirca con il solstizio d’inverno, momento in cui il Sole raggiunge il massimo valore di declinazione negativa nel suo moto apparente lungo l’eclittica per poi ricominciare la fase ascendente.
E’ qui che subentra il primo spunto di riflessione, il cui oggetto è costituito da un uomo del passato capace di osservare i cicli naturali, di vivere in maniera più intensa e sapiente il rapporto con la natura così da trarre dalle sue leggi le leggi dello spirito, da considerare il mondo come un ordine basato tanto su leggi fisiche quanto metafisiche; un uomo capace di comprendere che gli Dei hanno suscitato il mondo basandolo su ritmi che spetta poi soltanto a lui mantenere integri attraverso il rito, il sacrificio e la preghiera. L’esatto contrario di ciò che si osserva oggi, quell’idea secondo cui oltre il visibile non c’è nulla e che sembra alla radice dell’angoscia propria dei contemporanei. Il secondo tema su cui meditare è il quesito che scaturisce dalla nascita del Cristo o di Mithra: “da quale pietra nasce la divinità?” A questa domanda Polia risponde spiegando che la pietra è freddezza e solidificazione dell’anima e la divinità è forza creatrice, inafferrabile e incostringibile. Noi siamo la pietra, che però può essere sublimata così da far brillare il Dio che è nella pietra, in noi, poiché ogni essere è figlio di una scintilla divina e il cuore di ogni essere deve divenire quella stessa grotta mistica da alimentare con il proprio impegno, il proprio sacrum facere. È qui che bisogna intravedere la metafisica del Natale. Il terzo ed ultimo invito alla meditazione è quello del Sole che, dopo essere sprofondato nel punto più basso dell’eclittica, ritorna, torna a spendere, rinasce e da questo momento in poi ogni giorno diviene più lungo ed ogni notte più breve, proprio dopo che il Sole sembrava cadere nel più oscuro declino. Per questo allora bisogna vivere il Natale come momento di rinnovamento attraverso un più lungo tempo concesso alla meditazione, bisogna imparare a stare soli e dialogare con se stessi e soprattutto comprendere l’idea di comunità nel senso di idea-forza attorno a cui ci si stringe e da cui si fa nascere la potenza divina.
In tutto ciò si rivela necessario fare una ricapitolazione leale di ciò che abbiamo compiuto durante l’anno trascorso, nel bene e nel male; per conoscere ed ammettere quanto di noi stessi abbiamo ricondotto alla risurrezione e quanto, invece, abbiamo seppellito nel fango. Nel nuovo anno dovremo superare noi stessi anche laddove non siamo stati capaci; percepire il divino che è in noi e chiedere a colui che fa sorgere questo Sole di renderci portatori di una fiaccola fatta della sua luce contro le tenebre di questo mondo.
Recensione a cura dell'associazione culturale FUROR

Pochi giorni al Solstizio.......

lunedì 15 dicembre 2008

Le idee a posto / 3

“Noi usciremo fuori da questo decadimento solo attraverso un’immensa rettificazione morale, insegnando agli uomini ad amare, a sacrificarsi, a vivere, a lottare e a morire per un ideale superiore. In un secolo in cui si vive soltanto per sé, occorrerà che centinaia, migliaia di uomini non vivano più per se stessi ma per un ideale comune: disposti sin dall’inizio a sostenere per questo tutti i sacrifici, tutte le umiliazioni, tutti gli eroismi. Contano soltanto la fede, la fiducia, l’assenza completa di egoismo e di individualismo, la tensione di tutto l’essere verso il «servizio» - per quanto ingrato possa essere, ovunque si svolga - : il servizio di una causa che va al di là dell’uomo, e che esige da lui tutto, senza promettergli nulla. Contano soltanto le qualità dell’anima, le sue vibrazioni, il dono totale, la volontà di tener alto al di sopra di tutto un ideale, nel disinteresse più assoluto. Giunge l’ora, per salvare il mondo, vi sarà bisogno del pugno di eroi e di santi che faranno la Riconquista”

Leon Degrelle

martedì 9 dicembre 2008

I pilastri dell'anno......

Natale solare ed Anno nuovo

Vi sono riti e feste, sussistenti ormai solo per consuetudine nel mondo moderno, che si possono paragonare a quei grandi massi che il movimento delle morene di antichi ghiacciai ha trasportato dalla vastità del mondo delle vette giù, fin verso le pianure. Tali sono, ad esempio, le ricorrenze che come Natale ed anno nuovo rivestono oggi prevalentemente il carattere di una festa familiare borghese, mentre esse sono ritrovabili già nella preistoria e in molti popoli con un ben diverso sfondo, compenetrate da un significato cosmico e universale. Di solito, passa inosservato il fatto che la data del Natale non è convenzionale e dovuto solo ad una particolare tradizione religiosa, ma è determinata da una situazione astronomica precisa: è la data del solstizio d’inverno. E proprio il significato che nelle origini ebbe questo solstizio andò a definire, attraverso un adeguato simbolismo, la festa corrispondente. Si tratta, tuttavia, di un significato che ebbe forte rilievo soprattutto in quei progenitori delle razze indoeuropee, la cui patria originaria si trovava nelle regioni settentrionali e nei quali, in ogni caso, non si era cancellato il ricordo delle ultime fasi del periodo glaciale. In una natura minacciata del gelo eterno l’esperienza del corso della luce del sole nell’anno doveva avere un’importanza particolare, e proprio il punto del solstizio d’inverno rivestiva un significato drammatico che lo distinguerà da tutti gli altri punti del corso annuale del sole. Infatti, nel solstizio d’inverno, il sole, essendo giunto nel suo punto più basso dell’eclittica, la luce sembra spegnersi, abbandonare le terre, scendere nell’abisso, mentre ecco che invece essa di nuovo si riprende, si rialza e risplende, quasi come in una rinascita. Un tale punto valse, perciò, nei primordi, come quello della nascita o della rinascita di una divinità solare. Nel simbolismo primordiale il segno del sole come “Vita”, “Luce delle Terre”, è anche il segno dell’Uomo. E come nel suo corso annuale il sol e muore e rinasce, così anche l’Uomo ha il suo “anno”, muore e risorge. Questo stesso significato fu suggerito, nelle origini, dal solstizio d’inverno, a conferirgli il carattere di un “mistero”. In esso la forza solare discende nella “Terra”, nelle “Acque”, nel “Monte” (ciò in cui, nel punto più basso del suo corso, il sole sembra immergersi), per ritrovare nuova vita. Nel suo rialzarsi, il suo segno si confonde con quello de “l’Albero” che sorge (“l’Albero della Vita” la cui radice è nell’abisso), sia “dell’Uomo cosmico” con le “braccia alzate”, simbolo di resurrezione. Con ciò prende anche inizio un nuovo ciclo, “l’anno nuovo”, la “nuova luce”. Per questo, la data in questione sembra aver coinciso anche con quella dell’inizio dell’anno nuovo (del capodanno). È da notare che anche Roma antica conobbe un “natale solare”: proprio nella stessa data, ripresa successivamente dal cristianesimo, del 24-25 dicembre essa celebrò il Natalis Invicti, o Natalis Solis Invicti (natale del Sole invincibile). In ciò si fece valere l’influenza dell’antica tradizione iranica, da tramite avendo fatto il mithracismo, la religione cara ai legionari romani, che per un certo periodo si disputò col cristianesimo il dominio spirituale dell’Occidente. E qui si hanno interessanti implicazioni, estendendosi fino ad una concezione mistica della vittoria e dell’imperium. Come invincibile vale il sole, per il suo ricorrente trionfare sulle tenebre. E tale invincibilità, nell’antico Iran, fu trasferita ad una forza dall’alto, al cosiddetto “hvareno”. Proprio al sole e ad altre entità celesti, questo “hvareno” scenderebbe sui sovrani e sui capi, rendendoli parimenti invincibili e facendo si che i loro soggetti in essi vedessero uomini che erano più che semplici mortali. Ed anche questa particolare concezione prese piede nella Roma imperiale, tanto che sulle sue monete, spesso ci si riferisce al “sole invincibile”, e che gli attributi della forza mistica di vittoria sopra accennata si confusero non di rado con quelli dell’Imperatore. Tornando al “natale solare” delle origini, si potrebbero rilevare particolari corrispondenze in ciò che ne è sopravvissuto come vestigia, nelle consuetudini della festa moderna. Fra l’altro un’eco offuscata è lo stesso uso popolare di accendere sul tradizionale albero delle luci nella notte di Natale. L’albero, come abbiamo visto, valeva infatti come un simbolo della resurrezione della Luce, di là della minaccia delle notte. Anche i doni che il Natale porta ai bambini costituiscono un’eco remota, un residuo morenico: l’idea primordiale era il dono di luce e di vita che il Sole nuovo, Il “Figlio”, dà agli uomini. Dono da intendersi sia in senso materiale che in senso spirituale. […] Avendo ricordato tutto ciò, sarà bene rilevare che batterebbe una strada sbagliata chi volesse veder qui una interpretazione degradante tale da trascurare il significato religioso e spirituale che ha il Natale da noi conosciuto, riportando all’eredità di una religione naturalistica e per ciò primitiva e superstiziosa. […] Una “religione naturalistica” vera e propria non è mai esistita se non nella incomprensione e nella fantasia di una certa scuola di storia delle religioni […] oppure è esistita in qualche tribù di selvaggi fra i più primitivi. L’uomo delle origini di una certa levatura non adorò mai i fenomeni e le forze della natura semplicemente come tali, egli li adorò solo in quanto e per quel tanto che essi valevano per lui come delle manifestazioni del sacro, del divino in genere. […] la natura per lui non era mai “naturale”. […] Essa presentava per lui i caratteri di un “simbolo sensibile del sovrasensibile”. […] Un mondo di una primordiale grandezza, non chiuso in una particolare credenza, che doveva offuscarsi quando quel che vi corrispose assunse un carattere puramente soggettivo e privato, sussistendo soltanto sotto le specie di feste convenute del calendario borghese che valgono soprattutto perché si t ratta di giorni in cui si è dispensati dal lavorare e che al massimo offrono occasioni di socievolezza e di divertimento nella “civiltà dei consumi”.

Julius Evola
Da Il Roma, 5 gennaio 1972

sabato 6 dicembre 2008

Le idee a posto / 2

I pilastri dottrinari che devono essere necessariamente presenti, prima ancora di cominciare a porre qualsiasi questione organizzativa (dal secondo quaderno di raido):

Dimensione spirituale dell’impegno
Conoscere l’analogia tra macrocosmo e microcosmo e cogliere gli insegnamenti che ci derivano continuamente dal manifestato. Intraprendere la Grande Guerra Santa (lavoro su di sé) col giusto me­todo, tenendo presente che senza di essa la Piccola Guerra Santa (lavoro su ciò che ci circonda) è un vano agitarsi.

Dottrina ciclica della storia
Bisogna che, innanzitutto, sul piano esistenziale questa realtà sia vissuta dagli uomini della Tradizione in maniera sempre più sentita, fino a dare alla propria vita ed alle proprie azioni un ritmo che si accordi con il più grande ritmo cosmico; sottolineando opportunamente determinati “punti cruciali” come per esempio nel ritmo annuale.

Costituire l’élite
Avere chiara la funzione che questa dovrà svolgere, sia come centro di emanazione di influenze, sia come esempio vivente del manifestarsi della Tradizione. Tendere alla sua costituzione come esigenza strategica primaria.

Conoscere l’avversario
Sapere con chi si ha a che fare, tenendo presente il processo dissolutivo partito da molto lontano, senza trascurare mai i suoi presupposti che travalicano la semplice dimensione umana. Saper cogliere quasi per istinto le sue manifestazioni, anche quelle meno apparenti e conoscere le armi con cui opera. Tutto ciò senza cadere nel manicheismo quando si tratta di analizzare l’opposizione tra Tradizione e Contro-tradizione. Infatti non esistono due principi contrastanti e distinti, ma esistono modi diversi di vivere la propria esistenza nella fase ciclica attuale: immergendosi passivamente nelle sue manifestazioni dissolutive o traendosene fuori con l’atto eroico del vero guerriero.

Darsi una strategia
Sottrarre spazio al mondo moderno, tendere alla comunità, dare vita ad un’infinità di interventi (unità operanti) dove le premesse dottrinarie diventino realtà vissute nell’impegno quotidiano; coordinare le varie unità operanti salvaguardando la più ampia autonomia (come modello, basti pensare al feudalesimo medioevale).




Letture consigliate:


Julius Evola, Gli uomini e le rovine

Reneè Guenon, La crisi del mondo moderno

sabato 1 novembre 2008

La Verità oltre il muro delle menzogne

Segnaliamo la riedizione, riveduta e corretta, di un fondamentale scritto di Rutilio Sermonti

Dalla Premessa: "Conosci te stesso" è la frase che campeggia sul tempio di Apollo a Delfi, quale indicazione per riscoprire la scintilla divina che dimora nell'uomo. Trovare la propria identità - il proprio Sé - significa riportare al centro della propria vita quella parte di noi che riflette la stabilità celeste, chiamata in vari modi dalle diverse tradizioni. Questa, essendo un attributo divino, è fonte di Verità e Giustizia. Partendo dall'esperienza dell' ESSERE, che nel piccolo può essere percepita applicando virtù quali la costanza, la capacità di sacrificarsi, la presenza a sé stessi, il coraggio, l'onestà, etc... si capisce come le proprie possibilità non si limitano alla ricerca di semplici sensazioni di piacere o di benessere, ma alla riscoperta della parte più nobile dell'essere umano, quella spirituale. Per contro è facile constatare la miopia dell'uomo moderno che, avendo dimenticato la propria essenza ha perso la capacità di vedere le cose per quelle che realmente sono e il loro rapporto di priorità: ha perso il senso delle proporzioni. Per l'uomo di oggi, ad esempio ha un'importanza infinitamente maggiore il possesso di una bella macchina che la padronanza dì sé. E ciò che è peggio è che egli considera i suoi criteri dì valutazione perfettamente normali. E’ evidente, data la diffusione ormai capillare di questa "filosofia”, che non si può parlare propriamente di stupidità, ma piuttosto della conseguenza di una generale mancanza di punti di riferimento superiori. Cioè di quella luce senza la quale non si può che rimanere incantati dai miraggi del'Avversario. Una considerazione di questo genere è la condizione imprescindibile, crediamo, per poter comprendere questo scritto o, quanto meno, per poter essere stimolati a portare sul piano dell'azione le valutazioni personali che dovrebbero conseguire da questa lettura.

Autore: Rutilio Sermonti, Pagine: 36, Prezzo: €3

http://www.raido.it/

mercoledì 29 ottobre 2008

domenica 12 ottobre 2008

Conferenza Straordinaria


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mercoledì 8 ottobre 2008

Percorsi di lettura .....

Julius Evola - Carattere

Questa ristampa, a distanza di otto anni dalla prima edizione - oramai da tempo esaurita - di una fortunata raccolta di testi evoliani curata e pubblicata dalla nostra casa editrice, costituisce in realtà una vera e propria nuova edizione, essendo stata compiuta un’approfondita revisione dei testi, oltre alla correzione di chiari refusi ed errori della precedente pubblicazione, accompagnata dal miglioramento di alcuni aspetti grafici.
Il grande successo ottenuto, in particolare presso il pubblico più giovane, dalla prima edizione di questo titolo ci ha spinto a riproporlo, perché riteniamo che la forza propedeutica decli scritti in esso contenuti resti immutata, a che nuove generazioni possano ancora trovare in essi uno stimolante approccio al pensiero evoliano. Sebbene gli articoli qui raccolti risalgono ad un periodo oramai lontanissimo, e potrebbero quindi sembrare datati ed anacronistici, ad un’attenta lettura, risalta invece la piena attualità del loro contenuto, consistente nella concreta applicabilità - ed è questo, a nostro giudizio, l’elemento che ha attirato maggiormente l’attenzione del pubblico giovane -, sempre e comunque, di principi, orientamenti e coordinate indispensabili per chiunque voglia operare una ricostruzione interiore: sia che si voglia intervenire su di una nazione, su di una comunità più o meno ristretta o sul singolo individuo.
Possono cambiare gli scenari storici, i cicli di civiltà e le condizioni esistenziali dell’umanità, ma immutati restano i parametri con cui l’essere umano deve fare i conti e confrontarsi per avere delle risposte sulla correttezza del proprio operato.
Ed. Il Cinabro

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lunedì 29 settembre 2008

Di palo in frasca.....

Casualmente ci si ritrova a verificare su google, se aurhelio viene linkato da qualcuno, sorpresa, si trova un commento di tal rojo del 29 aprile su il forum di tele(miss)santamarinella in cui parla a vanvera di una nostra presunta appartenenza all'ultradestra ma, e soprattutto, di copiare circa l'argomento della moneta parallela, riporto:

Inserito il 29 aprile 2008 alle 21:46:52 da rojo.

non te la prendere silverlight... l'hanno fatto anche con me.
Ma noi continuiamo a dire "democraticamente" ciò che pensiamo.
Ha ragione azucar che a Santa ora non sanno far altro che "copiarci"; guardate per esempio come un blogger dell'ultradestra ora parla di MONETA PARALLELA.
Prima ci hanno dato addosso su questo argomento e ora rubano... è il loro mestiere, poverini.
aurhelio.blogspot.com/2008/04/prove-tecniche-di-sovranit-monetaria.html
Però, come al solito, lo fanno male e non capiscono la "nuova" realtà delle cose... troppo invischiati con un oscuro passato che non potrà mai tornare. Illusi!
Che ci azzecca l'autarchismo, mah!

Capisco il protagonismo, ma tal rojo non sa di chi parla, da dove proveniamo e da quanto.
Gli lasciamo due o tre appunti per farlo riflettere.

Caro Rojo,

innanzitutto non confonda organizzazioni partitiche con organizzazioni metapolitiche, sono due cose distinte;
sappia che già da anni il Prof. Giacinto Auriti ( http://it.wikipedia.org/wiki/Giacinto_Auriti ) era giunto più avanti rispetto allo SCEC con il SIMEC ( http://www.ripari.it/simec/ ) e che sul territorio, precisamente a civitavecchia, si svolse già una conferenza nel 2003 al riguardo;
si faccia quindi una cultura ( http://www.ripari.it/simec/upload/dl/Testi_monetari_e_varie/ilpaesedellutopia-auriti.pdf )prima di strombazzare sciempiaggini in giro........
grazie per l'attenzione.......
“ E' un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema
bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe
una rivoluzione prima di domani mattina. “
(Henry Ford)

sabato 27 settembre 2008

Indicazioni sotto traccia.......

"Nella zona che sta fra cultura e costume sarà bene precisare ulteriormente un atteggiamento. Dal comunismo è stata lanciata la parola d'ordine dell'antiborghesia che è stata raccolta anche nel campo della cultura in certi ambienti intellettuali «impegnati». Questo è un punto in cui si deve vedere ben chiaro. Come la società borghese è qualcosa d'intermedio, così esiste una doppia possibilità di superare la borghesia, di dire no al tipo borghese, alla civiltà borghese, allo spirito ed ai valori borghesi. L'una corrisponde alla direzione che conduce ancor più in basso di tutto ciò, verso una umanità collettivizzata e materializzata col suo «realismo» alla marxista: valori sociali e proletari contro il «decadentismo borghese» e «capitalista». Ma l'altra è la direzione di chi combatte la borghesia per innalzarsi effettivamente di là da essa. Gli uomini del nuovo schieramento saranno, sì, antiborghesi, ma per via dell'anzidetta superiore concezione, eroica ed aristocratica. dell’esistenza; saranno antiborghesi perché disdegnano la vita comoda; antiborghesi perché seguiranno non coloro che promettono vantaggi materiali, ma coloro che esigono tutto da se stessi; antiborghesi, infine, perché non hanno la preoccupazione della sicurezza ma amano una unione essenziale fra vita e rischio, su tutti i piani, facendo propria l'inesorabilità dell'idea nuda e dell'azione precisa. Un altro aspetto ancora, per cui l'uomo nuovo, sostanza cellulare per il moto di risveglio, sarà antiborghese e si differenzierà dalla generazione precedente, è per la sua insofferenza per ogni forma di retorica e di falso idealismo, per tutte quelle grandi parole che si scrivono con la lettera maiuscola, per tutto ciò che è soltanto gesto, frase ad effetto, scenografia. Essenzialità, invece, nuovo realismo nel misurarsi esattamente coi problemi che si imporranno, nel far sì che valga non l'apparire, bensì l'essere, non il ciarlare, bensì il realizzare, in modo silenzioso ed esatto, in sintonia con le forze affini e in aderenza al comando che viene dall'alto. "

Julius Evola, Orientamenti, ordinalo su http://www.raido.it/

lunedì 15 settembre 2008

Conferenze Raido


Noi e loro.......

Rutilio Sermonti, Noi e loro, storie di uomini e bestie.
Prefazione di Nicola Cospito, Casa editrice Diana.Euro 20,00 + spese postali.

Sermonti è un combattente che non si è mai arreso, passando dalle trincee del secondo conflitto mondiale alle armi della penna e della matita che, insieme al pennello, padroneggia a meraviglia. La sua produzione è simile ad una cascata in piena e, mano a mano che va avanti con gli anni, la sua vena creativa mostra un sorprendente crescendo esponenziale. Questa raccolta di racconti, oltre a testimoniare il grande amore di Sermonti per gli animali, spesso più saggi degli uomini, rappresenta una vera e propria incursione dell’autore nella natura con i suoi segreti più arcani e con i suoi misteri che rimandano ad una trascendenza cui l’uomo modermo invano cerca di sottrarsi.

Il volume può essere richiesto alla seguente mail: ordini@raido.it

martedì 19 agosto 2008

Dal 4 agosto.....

Il Blog rimarrà inattivo per ricreazione militante.






Avremo il piacere di ripartire tra circa tre settimane con nuove frecce nell'arco......





Saluti dal Mare di Roma!


sabato 2 agosto 2008

Non è mica finita......

Si apre il De Bello Televisivo, da una parte il Comune di Santa Marinella invita la cittadinanza a guardare la televisione di sabato sera intorno a mezzanotte (ai cittadini e villeggianti di una cittadina turistica?!? Vabbè...). Noi invece proponiamo di registrarvi e vedervi con calma, magari lunedì sera prima di uscire, un altro programma......


Domani , 3 Agosto , alle ore 18,00 la redazione del TG2 ripropone




“Genocidio silenzioso”,


il Dossier curato da Christiana Ruggeri e realizzato in collaborazione con la Campagna di Solidarietà con il Popolo Tibetano. Un maestro elementare, un contadino e un gruppo di monaciin esilio tra Europa e India. Tutti vittime delle torture, delle prigioni e dei laogai - i campi di concentramento cinesi in Tibet - perché contrari all invasione cinese.Si intitola “Tibet: genocidio silenzioso”, l’esclusivo reportage di Tg2 Dossier, che si muove in diverse località svizzere, tra cui Rikon e Dharamsala, in India, sede del governo in esilio.Una denuncia sui diritti umani negati nel Paese delle nevi, isolato via telefono, fax e internet dall’ inizio della protesta dei monaci del 10 marzo.E il Tibet raccontato dai tibetani, costretti alla diaspora persino per imparare la loro lingua, proibita dall’invasione comunista cinese del 1959.
Meglio no?

giovedì 31 luglio 2008

SANTA MARINELLA NON TRADISCE IL TIBET

Santa Marinella in provincia di Roma, 30 Luglio ore 20.30

L’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, Sun Yuxi arriva all’orto botanico in perfetto orario con il solito codazzo di guardie del corpo ed assistenti per salutare l’atleta Agnese Allegrini in partenza per le Olimpiadi Pechino.
Per l’illustre ospite si mobilitano tutti, Sindaco, assessori, forze di polizia, passando per rappresentanti di federazioni sportive.
Dopo un breve saluto da parte della presentatrice ed un preambolo dell’Assessore la Rosa, vengono invitati sul palco il Sindaco di Santa Marinella e l’ambasciatore cinese.
La presentatrice formula la prima domanda e l’ambasciatore inizia a rispondere.
Fine della Favola.
A Santa Marinella, una schiera di uomini e donne liberi dimostra che questo ameno paesino sul mare, non è il cimitero delle schiene dritte!
Una, due bandiere tibetane, uno, due striscioni che ricordano la lotta del popolo tibetano, l’ambasciatore impietrito osserva stupefatto.

Una voce grida che questa manifestazione è una pacifica espressione di dissenso al regime comunista cinese che affoga nel sangue l’anelito di sovranità del popolo tibetano e che ci sono cittadini che non intendono rimanere indifferenti o complici della barbarie cinese; le mani di Sun Yuxi sono mani sporche di sangue. Le parole isolate di un uomo divengono un uragano quando si trasforma nel grido di tanti presenti: TIBET LIBERO!
I contestatori vengono circondati e dopo una resistenza passiva vengono portati fuori dal giardino. Storia chiusa? Per nulla!

Termine della manifestazione. L’ambasciatore si avvia verso l’uscita, di nuovo con striscioni e bandiere, al grido di TIBET LIBERO, la notte si illumina con due fiaccole rosso fuoco, anche alcuni passanti si uniscono alla pacifica protesta, il volto stizzito dell’ambasciatore fa da suggello all’evento.

Scappa sulla sua macchina lampeggiante, circondato dai suoi lacchè in direzione di un ristorante del posto, la sicurezza non farà passare uno spillo.
Il sorriso di Agostino, l’amore per una terra lontana, l’importanza della sovranità spirituale tibetana, dona forza e gioia a chi sostiene la lotta contro l’occupazione cinese. Sul finire esce un cartello di scuse e sostegno all’atleta azzurra che parteciperà alle olimpiadi. Agnese viene raggiunta dai manifestanti, le vengono spiegate le ragioni della protesta e le viene donata una fascia a lutto per il Tibet da indossare in caso di vittoria.

Invitata a farsi fotografare accanto alla bandiera tibetana, Agnese comprende e si avvicina, i fotografi fanno il loro lavoro. Rimane un segno chiaro e indelebile, a santa marinella questa sera ha vinto il TIBET! Quella che doveva essere la passeggiata gloriosa del satrapo di pechino, si è trasformata in una trappola.
TIBET LA TUA BANDIERA E’ ALTA SUL MARE DI ROMA!

Aurhelio

martedì 29 luglio 2008

I conti senza l'oste......... [agnese ci scuserà]

Ringraziamo .... molto...... CIVONLINE, per la cortesia......


Santa Marinella festeggia Agnese Allegrini 28-07-2008 21:03


SANTA MARINELLA – Una bella festa per augurare a nome di tutta la città, un grande successo alla campionessa santa marinellese Agnese Allegrini. La giovane giocatrice di Badbinton, è infatti in procinto di partire per la Cina, dove gareggerà alle Olimpiadi. Alla cerimonia, che si svolgerà Mercoledì 30 Luglio alle ore 20:30 presso l’Orto Botanico, interverranno molti dirigenti della Federazione Italiana, tra cui il Presidente Alberto Miglietta. Sarà inoltre ospite di Santa Marinella, l’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, Sun Yuxi, anch’esso deciso ad augurare una felice esperienza olimpica all’atleta. Il programma della manifestazione prevede l’intervento ed il saluto dell’assessore alla sport, oltre a quello del sindaco Bacheca. Seguirà il saluto dell’ambasciatore Sun Yuxi, e quello di Agnese Allegrini. Durante il corso della serata saranno inoltre proiettate immagini dell’atleta, e verranno premiati gli intervenuti. “Siamo orgogliosi di ospitare a Santa Marinella Agnese Allegrini – afferma l’assessore La Rosa – che tra l’altro risiede qui, ed è quindi per noi motivo di doppia soddisfazione. Il badminton rappresenta per la nostra città una realtà forte e organizzata, che in questi anni ha dato lustro e portato in alto il nome di Santa Marinella. Abbiamo voluto omaggiare l’immenso impegno di Agnese, facendole sentire intorno il calore e l’affetto della città, augurandole un felice e vittorioso viaggio olimpico”.

Al.D'Al.

TIBET LIBERO!

domenica 20 luglio 2008

Femmine, femministe. E donne


Ci sentiamo in dovere di pubblicare un ennesimo e illuminante articolo di Maurizio Blondet. Riteniamo assolutamente doverosa la sua lettura e, nel caso il lettore possegga un blog o un sito, il suo rilancio.

Devo tornare ancora sulla ragazza ammazzata a Lloret del Mar. Mi ci costringono certi commenti. Anzitutto, quelli di stampo «femminista», per fortuna rari.Ma insomma: avrei insinuato che la povera padovanella «se l’è andata a cercare», avrei in qualche modo «assolto» il Gordo, per inconscia solidarietà fra maschi. O avrei incoraggiato a pensarla in questo modo. Un altro ha tirato fuori Santa Maria Goretti: non portava tatuaggini, eppure...Per favore, per favore. Io ho solo detto: sono le ragazze che devono stare più attente ai codici rispetto ai maschi, semplicemente perchè sono loro che vengono più facilmente violentate, messe incinte senza volere, e ammazzate. Il rischio non è teorico: in pochi mesi abbiamo avuto un bel mazzetto di fanciulle in fiore uccise in un contesto di «divertiamoci col sesso».Era un suggerimento salva-vita. Preliminare a qualunque altro discorso, anche morale (per poter essere morali bisogna prima essere persone; e prima ancora, vive) vorrei dire due cose a quelli che «se l’è andata a cercare» e a quelli che «in Italia se la tirano».«Penso che insultare la memoria di questa ragazza non serva a nessuno, la redazione potrebbe almeno cassare il primo commento veramente insulso e volgare, tantomeno serve mettere all’indice percing e tatuaggi visto che non ha funzionato nemmeno con la minigonna le droghe e quant’altro».Arrivo a dire: la ragazza padovana, a meno che non fosse un’altra Maria Goretti (improbabile, per chi va a Lloret del Mar), doveva lasciarsi violentare. E poi denunciare il violentatore. Sopravvivere un altro giorno, un giorno in più di scelte possibili: scegliere se diventare santa o puttana, ma insomma un altro giorno per scegliere.Per questo, tirar fuori i luoghi comuni femministi, qui, è veramente scemo. Quasi quanto tirar fuori Maria Goretti (1). Dimostra solo come tante persone credono di pensare, mentre invece ripetono da pappagalli - per di più, con aria di sufficienza - qualcosa che è stato detto attorno a loro, che hanno assorbito dall’aria: l’aria che tira.Oggi sono miriadi: credono di «vivere la propria vita» e invece sono vissuti da altri, esprimono opinioni di altri, di maggioranze informi, o di entità ancora più losche. Quando infatti si va a vedere chi sono questi «altri», quelli che mettono in circolo certe opinioni e le cavalcano, si resta sgomenti.Un esempio: in queste settimane, corre su tutti gli schermi una pubblicità di una telefonica che annuncia il «regalo» di 500 SMS a chi si abbona. C’è una ragazza che manda un SMS, e cinquecento ragazzi in giro per il mondo gridano, esultanti: «Sono padre!».Ebbene: questa pubblicità è precisamente una «educatrice» delle ragazze col tatuaggino di Lloret del Mar. Una battuta di spirito sul «divertimento» di avere 500 rapporti sessuali con 500 ragazzi diversi. Che riduce a spiritosaggine una faccenda sacra, che può finire in tragedia, e perchè?Non certo perchè vogliono educarvi alla libertà, ragazzi; vogliono solo vendervi qualcosa, rifilarvi un abbonamento, e prendersi i vostri soldi. Se poi finite in forma di cadavere gonfio sotto un cespuglio, a loro non importa. Purchè abbiate versato loro 50 euro di ricarica.Queste pubblicità vanno vietate, e i loro autori incarcerati per uso irresponsabile della suggestione. So che non è possibile, si parlerebbe di «repressione della libertà d’opinione, di espressione, di pensiero». Altri luoghi comuni, invincibili. Almeno, cerchiamo di salvare la vita di alcune di queste ragazze sceme. Dicendo loro che sono sceme e piene di idee false, che hanno assorbito dalla pubblicità.Non manca chi mi ha accusato di spietatezza verso la povera morta. Rispondo: se qualcuno, genitori, amici, l’avesse trattata così spietatamente, magari deridendola e facendola sentire scema, oggi forse sarebbe ancora viva. Di questi tempi anche la «compassione» ha un cattivo odore.Fra i commentatori c’è don Marco. Lo conosco, e ammetto che ne temevo il giudizio. Mi avesse accusato di spietatezza lui, allora sì che dovrei pentirmi. Invece, mi ringrazia perchè ne parlerà ai suoi ragazzi.Conosco un poco don Marco: è un bagnino, che ogni giorno si getta fra le onde luride di una fossa, «la civiltà occidentale» a salvare delle anime perse che affogano. Siccome è un soccorritore ben addestrato, probabilmente sa che la prima carità che un soccorritore deve al bagnante che annaspa è tirargli un bel pugno in faccia. La sola differenza è che il pugno del soccorritore di bagnanti ha lo scopo di far perdere i sensi a quello che sta salvando, perchè non si dibatta; il pugno del soccorritore di anime ha lo scopo di ridare i sensi e la coscienza a chi l’ha persa.Il femminismo - come ogni altra ideologia - non serve al soccorso in mare. Va abbandonato, è un discorso ozioso quando tante ragazze «liberate» annegano. Perciò, dirò ora alcune cose che faranno arrabbiare a morte le femministe e i femministi: preparatevi. Citerò una frase di Sophia Loren, letta da un’intervista tempo fa.Diceva: fino ai 18 anni mi sono vista bruttissima. Una spilungona, col nasone troppo grosso, tettone troppo prominenti, culone... Ho capito di piacere solo da come gli uomini mi guardavano.Sembra una scemenza. Provate a immaginare la Loren a 18 anni (immaginato? Adesso basta, stop); come poteva sentirsi brutta? Ma proprio in grazia del suo cervello di allora, da gallina, la Loren ha detto una verità primordiale, quasi da «archetipo-Venere» - quel tipo di verità che il femminismo, malattia senile dell’illuminismo razionalista, vuole cancellare.Ha detto che la donna viene, letteralmente, «formata» dallo sguardo dei maschi. Che una femmina umana adolescente non esiste per sè, non ha individualità, ma che esiste quando viene plasmata da maschi umani. E’ la subordinazione archetipica, primordiale, che resiste ad ogni chiacchiera sulla «uguaglianza dei sessi», sulla «liberazione femminile», sul «corpo è mio e ne dispongo io».La verità è che, delle ragazze «liberate», dei loro «corpi», dispongono gli altri. I maschi. E la loro tragedia è che incontrano oggi troppi maschi, che non sono uomini. Come può distinguere i maschi dagli uomini, una ragazza? Non è facilissimo (2).Ma almeno questo si può dire: attente ragazze. I maschi, sono quelli che vogliono da voi quella cosa - diciamolo crudamente - che avete fra le gambe. «Solo» quella cosa, non voi come persona. Il guaio è che quella cosa ce l’hanno tutte. Ciò significa che, per i maschi non-uomini, siete intercambiabili. Una di voi vale l’altra. E c’è un’età in cui tutti i maschi non sono ancora uomini, in cui il testosterore urge e la responsabilità manca. Attente a chi vi sottomettete - visto che il vostro destino, femministe a parte, è la sottomissione. Che sia almeno un uomo.Ma come si fa ad attrarre un uomo, se ci si propone con «codici» e «segnali» come tatuaggini, collanine alla caviglia, piercing in quei posti lì? Per il solo fatto che «tutte» le ragazze che vanno a Lloret del Mar hanno gli stessi tatuaggini e le stesse collanine, vi presentate come «intercambiabili». Dei numeri, degli esponenti di una specie zoologica, la Femmina in cerca di Copulatore. Perciò attraete dei maschi sub-umani.Credete forse che i salmoni si scelgano la femmina? Le femmine di salmone sono tutte uguali, intercambiabili, e tutte egualmente attraenti quando raggiungono la maturità sessuale; posssedere una o l’altra è indifferente, per il salmone maschio che ha fatto un viaggio spaventoso, da turista no-Alpitour, risalendo mari e cascate, solo per... scopare.So che invece volete essere riconosciute come «uniche». E’ il vostro diritto più profondo: essere amate per voi stesse, come donne e non solo femmine. Amate da un uomo unico - quello che è destinato per voi - il quale, se non avrà voi, è pronto a ritirarsi in convento o finire nella Legione Straniera.Ai tempi in cui era adolescente Sophia Loren, queste cose le ragazze, più o meno, le intuivano. O meglio, lo intuiva la Afrodite che era sbocciata in loro; lo intuivano dagli occhi che gli uomini e i maschi in genere le incollavano addosso: un invito ad «essere», e insieme un’insidia, un alito rovente.Ma questo, era prima della pubblicità televisiva ripugnante e totale. Oggi, ho l’impressione che le ragazze si facciano plasmare non più dagli sguardi degli uomini, ma dalla pubblicità losca. Forse è qui il guaio.La pubblicità, questa predicatrice della «libertà sesuale» a scopo commerciale, mette in scherzo una cosa terribile e sacra - e il sacro è sempre vicino alla tragedia. A Perugia, a Lambrate e a Lloret del Mar sono morte ragazze che s’erano lasciate convincere che il sesso è un gioco come tanti, come una partita di calcetto. Ma il sesso non è mai un gioco. O se lo è, è un gioco mortale. E’ il gioco della danza col toro, il grande toro nero che soffia dalle narici fumanti, l’archetipo non-addomesticabile in eterno.E’ un gioco come lo è la corrida in Spagna (3), ultima propaggine di più antichi rituali che si perdono nella notte dei tempi; quel gioco che giocarono i danzatori e le danzatrici sui tori nella civiltà minoico-cretese, il gioco del dio Mitra che cavalca sul toro e gli piega la potente cervice.Non capire la profondità terribile del gioco che sono indotti a giocare dalla pubblicità, è quella che condanna i giovani a questa sorta di «autismo» di cui danno prova ogni giorno, quando finiscono in cronaca nera.L’autismo è un grave disturbo mentale, tipico degli schizofrenici. Essenzialmente, gli autistici non sanno capire cosa provano le altre persone. La mimica, il linguaggio del corpo, le smorfie o i sorrisi della faccia degli altri, a loro non dicono nulla. Per questo gli autistici sono capaci di crudeltà incredibili, o passano per insensibili indifferenti. Non è vero, sono solo malati.La maleducazione - oggi instillata da enti diseducatori, ideologici e pubblicitari - all’egoismo e all’edonismo, alla «spontaneità» come obbedienza agli impulsi, ha reso tanti nostri giovani dei malati di questo tipo.In grado diverso, sono - siamo (4) - autistici, nel mondo d’oggi. Ermeticamente chiusi agli altri, al loro vero sè, al loro soffrire o sorridere. E perciò sempre alla ricerca di «emozioni», sempre «forti»: è un tentativo disperato, patologico, di forare la coltre di indifferenza che gli ha sepolto l’anima - l’anima di un autistico che non capisce gli altri dalla faccia, ma solo dai loro codici d’abbigliamento e tatuaggini.Non funziona mai, questo tipo di indifferenza è imperforabile, perchè viene «da dentro»: dal buco vuoto che è aperto là dove dovrebbe esserci «l’io», e non c’è nulla. Viene da una carenza dell’anima.Occorrono dunque dosi più «forti»; fino alla la perdita del controllo, che è addirittura ricercata spasmodicamente. Così può finire che uno ammazzi la femmina con cui si stava «divertendo». E le ragazze, che accettino la dose di droga necessaria, l’abbrutimento della mente che serve per far tacere il disgusto, lo squallore di sè che - quando si danno a Lloret del Mar - non possono fare a meno di sentire.
1) Non si ha diritto di interloquire se non si capisce la differenza tra la padovanella in vacanza e Santa Maria Goretti. Non è ammesso, in questo sito, parlare a vànvera, tanto per dar fiato alla bocca. L’omicida di Maria Goretti si fece l’ergastolo, poi, finchè visse, portò fiori alla sua vittima e la pregò, sapendosi perdonato. Basta questo per gridare al miracolo.2) Può essere un indizio sentire, in un luogo di vacanza, un ragazzo che dice: no, stasera non vengo in discoteca perchè domattina faccio un’immersione, o devo lanciarmi col parapendio, o perchè mi interessano le pitture rupestri, o - persino - perchè il rumore mi rincoglionisce e tutto quell’alcol mi fa bruciare lo stomaco. Nei panni di una ragazza in fiore, mi farei incuriosire da un tipo così. Magari, vuoi vedere, ha un «io».3) Ora attendo rassegnato qualche dozzina di rimproveri animalisti: ma la corrida va abolita! E’ uno scandalo! Povera bestia! Lo dico subito: io sono a favore della corrida. Voglio che sia salvata come Venezia, come l’ultima tribù amazzonica, come un quadro di Leonardo, il segno di un passato pre-illuminista. Come un patrimonio dell’umanità in via di sparizione (con l’umanità). Perchè lo è: è un reperto archeologico dei tempi in cui l’Uomo combatteva col Maschio, anzichè servirlo. A salvare la corrida basterebbe il nome dell’abito che indossa la espada (o come diciamo noi, il torero): «Traje de Luz», abito di luce. «Vestite le armi della luce», gridava San Paolo, insomma, «tutti toreri!». Non a caso Paolo viene raffigurato con la spada in mano. La prima, temibile espada cristiana.4) Non dico infatti queste cose ai giovani dall’alto di non so quale superiorità. Le dico, diciamo, dal basso: delle esperienze vissute, degli sbagli accumulati. In modo da risparmiare a voi di ripeterli tutti; se non altro, per farvi risparmiare tempo e lunghi giri viziosi in sentieri smarriti.



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lunedì 14 luglio 2008

Ragazze, imparate i codici - di Maurizio Blondet

Tra la marea di commenti al mio articolo sul Rasta e la Cassazione (lettura deprimente, con tanti «esperti» di Ganja) , mi ha colpito uno. A proposito della ragazza ammazzata in Catalogna, Silvia scrive: «No, no, una ragazza con tatuaggio, diamantino nel dente, orecchino, è una ragazza molto solare, che lavora per pagarsi le vacanze all’estero, per fuggire dalla noia mortale della provincialità. Il Gordo però adesso ha sulla coscienza la morte di una ragazza che è andata a spegnere la sua solarità molto lontano...».Perchè mi ha colpito? Perchè il pericolo per tante ragazze è proprio in questo: nel non essere consapevoli del «messaggio» che emanano con il codice del vestiario o degli ornamenti. Una si fa delicati tatuaggi in certe parti, si fa mettere un brillantino sul dente ed è convinta di dire al mondo: «Guardatemi: sono una ragazza solare, che emana solarità». Ignara che per altri, per lo più maschi, nati in mondi lontani, il messaggio risulta: «Ecco un’altra di quelle che sono venute qui a farsi scopare». E non è un equivoco, da parte del Gordo.Anzitutto uno come lui, avventizio lavapiatti che bazzica a Lloret del Mar a caccia di donne, ha esperienza diretta di centinaia di ragazze, di impiegate provinciali, italiane o no, che sono venute lì proprio a scopare: ed hanno lo stesso diamantino, la stessa catenina alla caviglia, gli stessi tatuaggini sulla nuca o sul pube della ragazza «solare».Io stesso ho conosciuto decine di impiegate milanesi che sciamano due settimane nei «villaggi-vacanza», o posti come Lloret (tutti uguali), con lo scopo preciso di fare sesso. Non le giudico: la vita delle impiegate a Milano è squallida, l’incontro sessuale resta difficile o almeno impegnativo. Ma almeno, se non vogliono finire veramente male, quando «vanno all’estero» per la «vacanza» che si sono pagate lavorando, dovrebbero rapidamente imparare alcune cose.Anzitutto: «l’estero» è il vasto mondo, affollato di esseri che hanno radici, lingue, culture e società diverse, ed hanno un passato di cui le ragazze di provincia non sanno nulla. I voli charter hanno messo in grado di andare «all’estero» in poche ore troppi sprovveduti, che estendono questa facilità anche al vasto mondo. Il vasto mondo resta difficile.I mari tropicali celano pesci bellissimi con pungiglioni letali, le foreste piante carnivore, velenosi ragni, sui quali il viaggiatore avvertito si informa in anticipo; Uruguay e Venezuela non sono come la provincia di Padova; sono società guaste, devastate, dove la disperazione e la violenza sono endemici, dove la durezza vitale forma esseri umani addestrati ad abbrancare ciò che viene - alcool o altro - come viene, perchè domani non si sa.Almeno di questo, una ragazza di provincia deve essere avvertita. Altrimenti è meglio che, in vacanza, vada a Lignano Sabbiadoro. Lì potrà esercitare la sua «solarità» esibendo tatuaggini, con rischio diminuito. Perchè i codici del vestiario e del corpo sono linguaggi. E come tutti i linguaggi, vengono compresi solo dalla cerchia che frequentiamo.Magari fra i suoi amici padovani, la povera ragazza era considerata «solare», una allegra bonacciona; magari loro sanno dare il peso che meritano agli inviti sessuali impliciti nei tatuaggini (sono solo uno scherzo, è una brava ragazza che lavora tutto l’anno). Ma non si può pretendere che altri, che vengono da altri passati e società - di cui la ragazza non sa nulla - intendano i segnali allo stesso modo.Si aggiunga che gli stessi messagi, presunti «solari», assumono un significato tutto diverso quando sono esibiti di notte. Un tatuaggino pubico ha un senso sulla spiaggia, in piena abbronzatura; un altro in discoteca alle due del mattino. Il mondo notturno ha i suoi notturni abitanti, con le loro voglie notturne, parlano le lingue della notte.Abbiamo visto le foto della ragazza di Padova, scattate dall’amica (altra tenebra) nella discoteca finale: abbiamo visto il Gordo che le stava addosso, con tutti i suoi tatuaggi, biascicandole baci sulla faccia da brava impiegatina. Per il Gordo, una simile vicinanza, simili approcci accettati, avevano un solo sbocco naturale. Per la ragazza padovana no, magari.Ma allora, che cosa ci voleva a respingerlo? Lì in discoteca, fra tanti amici, uno spintone, una parola secca, era impossibile? Avrà pur sentito l’odore alcoolico del suo fiato, il pulsare sudaticcio del drogato. Non era poi irresistibile, il Gordo. Alla peggio, lo si poteva piantare lì e ci si poteva chiudere in albergo, a pochi passi: pazienza, una serata rovinata, domani è un altro giorno.Invece la povera padovana, esce con lui. Sta via qualche ora. Poi ritorna in discoteca. Che cosa c’è di «solare» in questo?A meno che «solare» non significhi, per Silvia, questo: ragazza improvvidamente fiduciosa. Che nella vita vede solo il sole ed esseri «solari» attorno a sè. Per cui tutto il mondo è il suo paese padovano, dove tutti si conoscono e si capiscono.Per ragazza molto solare, io intendo un altro tipo: una che sta al sole, che vive nel sole, che la sera - dopo tante nuotate, dopo tanto mare - magari è troppo stanca per andare in discoteca a farsi biascicare da uno sconosciuto ubriaco. Forse sbaglio io, dev’essere questione di codici.A me, a dirla tutta, il termine «ragazza molto solare» suona come una retorica falsa; la stessa retorica, vischiosa pietà che i TG hanno riversato sulla ragazza uccisa lasciata in un cespuglio: poveretta, era lì a «vivere la propria vita», voleva solo divertirsi, e invece... invece, il vasto mondo sconosciuto ha fatto scattare una delle sue mille trappole.Trappole che il viaggiatore avvertito, s’intende, riconosce, avendo magari appreso qualcosa prima: quella bella lucertola colorata del Kenia schizza veleno, la dolce antilope ha corna affilate e uno spirito aggressivo, i pesci variopinti non sono gli stessi dell’acquario e della fontana italiana.Con molto dispiacere, bisogna ammetterlo: il provincialismo uccide. Il provincialismo non rende capaci a sopravvivere nel vasto mondo. I suoi codici sono equivoci, portati altrove da un volo charter.Ne scrivo, e so già di sprecare fiato e inchiostro. Perchè i nostri giovani li ho conosciuti un po’, in scuole, in corsi di formazione, e conosco la loro chiusura ermetica ad imparare il vasto mondo. Conosco anche troppo l’importanza parossistica che danno al loro vestiario come «codice identitario», unita alla totale incoscienza del «messaggio» che il codice manca.Tante volte ho ripetuto a giovani disoccupati: quando vi presentate a cercare lavoro, non presentatevi con l’orecchino, i capelli lunghi, le treccine rasta. Quelli sono messaggi destinati ad altro ambiente, al «tempo libero», al «vivere la propria vita»; il lavoro richiede messaggi e codici diversi, e il messaggio che date è: questo non ha voglia di lavorare, è trasandato, dunque impreciso, è insubordinato, incapace di disciplina...Tutto inutile. Ci tenevano, al loro vestiario. Affidavano ad esso la loro «personalità», la loro «originalità». Originalità che coincide con il conformismo vigente nel loro ristretto gruppo. Perchè l’originalità del vestire è l’ultimo, non il primo tocco della originalità di una persona; prima, devono venire opere originali, originali scoperte, un modo originale - cioè profondo e non superficiale - di studiare, lavorare e capire.Troppo facile cominciare dalla cosa più facile, saltando tutte le tappe intermedie. Ed anche, alla fine, pericoloso: si rischia di vincere il Premio Darwin, che va a quelli che, incapaci, vengono eliminati dalla «selezione naturale» nel vasto mondo. Ma so di dire parole al vento. Lo vedo dai commenti.

Tratto da: http://www.effedieffe.com/

Oggi come un anno fa...... come centinaia di anni fa......

Onore agli Spartani - Onore a Leonida



venerdì 4 luglio 2008

Artifex a Casperia

"..C'era una volta, tanto tempo fa, un Borgo incantato ai confini del bosco.
Era li che in una magica notte d'estate fate e folletti si incontravano
e danzavano insieme al suono dell'arpa ...
..fino alle prime luci del giorno ."
Questo posto chiamato Casperia (RI) è il teatro della terza edizione del Casperia Festival, l'evento di musica e cultura irlandese
che caratterizza la prima settimana di luglio della verde terra Sabina.




5 Luglio 2008 ore 19:00, ingresso libero
Programma:
Ore 18:30
Apertura delle botteghe nel Borgo Fatato..(Per chi vuole catapultarsi in questo meraviglioso viaggio saranno a disposizione dei truccatori).
Ore 19:30 Apertura Stand gastronomico
Ore 21:00
Inizio esibizioni musicali e danze tradizionali nelle piazze del centro storico con: Fimm Folk - Willow's the Wisp - Rincigi Linne
Come arrivare
IN AUTO
provenendo:dal Nord e dal Sud Italia, attraverso l' autostrada A1 Roma/ Firenze,uscita Ponzano Soratte.
Proseguire verso Cantalupo in Sabina e poi per Casperia(10 km dalcasello dell' A1)

Da Roma
percorrere la Via Salaria (S.S. 4) fino a Passo Corese (Km 35,5). DaPasso Corese la via Ternana (S.S. 313) conduce a Casperia (20 Km circada Passo Corese).

IN TRENO DA ROMA :
- prendere la linea ferroviaria Roma Tiburtina/Orte o servizio metropolitano che collega l'aereoporto di Fiumicino con la stazione Sabina, facendo attenzione che le stesse facciano scalo alla stazione di Poggio Mirteto. Dalla stazione di Poggio Mirteto il Festival dista circa 12 Km che si potranno percorrere tramite il servizio Cotral (per le coincidenze consultare il sito internet del Cotral).
a cura de l' Associazione Culturale Radici Sabine
www.casperiafestival.it/HOME.htm
Le ragazze del Cuib femminile di Raido saranno presenti con un loro stand

lunedì 26 maggio 2008

ULTIME NOTIZIE DALLA MARCIA !

Banspatant, Uttarkhand, 25 maggio 2008 (ore 16,00)

Il governo indiano ha mandato via tutti gli occidentali dalla "Marcia Verso il Tibet" ordinando loro di lasciare l'India entro un periodo massimo di sette giorni. In pratica un ordine di espulsione, hanno infatti ricevuto una notifica scritta, "Quit India Notice" dove è detto che con un visto turistico avevano preso parte ad una marcia religiosa infrangendo così le leggi indiane. Quindi se ne sono andati tutti tranne un fotografo americano D. e un videomaker norvegese P. Questi due sono stati portati nell'ufficio per le registrazioni degli stranieri e sono stati minacciati di essere messi sulla "blacklist" ove non avessero obbedito all'ordine. Li hanno costretti a fare i bagagli davanti alla polizia e andarsene all'istante.
Ieri i poliziotti erano venuti con un megafono ed avevano annunciato che i marciatori non potevano progredire nel percorso della "marcia". A nessun giornalista, nemmeno indiano, è permesso seguire i marciatori. Gli arrestati, tra cui il coordinatore Yeshi e Tsundue dovrebbero essere stati rilasciati ieri ma non sono ancora arrivati al campo. Dal governo centrale di Nuova Delhi è partito l'ordine di impedire ad ogni costo la prosecuzione della "Marcia". Chi continuerà sarà immediatamente arrestato e condannato. I dirigenti delle cinque ONG sono in riunione per stabilire il da farsi, hanno avuto notizia -da fonti interne alla polizia- che i cinesi hanno creato al confine uno speciale corpo di polizia per arrestare i marciatori ove riuscissero ad entrare. Comunque stanno continuando a negoziare con le autorità indiane il permesso di riprendere la "marcia".

Io, per il momento, sono riuscita a rimanere ma non so per quanto ancora potrò. Le comunicazioni telefoniche continuano ad essere difficilissime ma adesso riesco a inviare sms sul telefono francese di P.


Date la maggiore diffusione possibile a queste notizie.
Karma C.
(corrispondente dalla "Marcia Verso il Tibet" per: Il Blog di Piero Verni (http://www.olistica.tv/);


Dossier Tibet (http://www.dossiertibet.it/);

Associazione Italia-Tibet (http://www.italiatibet.org/);

Il Sentiero del Tibet (http://www.ilsentierodeltibet.it/);


Laogai Research Foundation Italia (http://www.laogai.org/)

lunedì 19 maggio 2008

Una poesia.....



IN MEMORIA


Ieri, l’estate. Il discepolo cavalca il destriero di ferro e di fuoco
fianco a fianco con gli Sconosciuti prigionieri del nulla sottile.
Il nodo della strada che brucia. La solitudine, al di là dei suoni.
Certo, all’appuntamento giungerà ben dritto sulle gambe
e con gli occhi limpidi guarderà la signora che tace.
Senza chiedere tregua. Il Discepolo.
Perchè fu stipulato il patto d’ombra e d’onore
e lì sono restati, in quel silenzio di uomini che sanno, la mano e il cuore.
L’incontro.
Ecco Lei che scivola dal sole, si stacca morbida e austera,
figura di carta tinta di nero, e avanza lieve in uno spazio di vento
che tutto le appartiene, che tutto gira con il suo vortice
nella sosta d’asfalto.
Gli occhiali, arma per vedere, gli occhiali più a fondo colgono il disegno
del corpo di cotone e di pece, il vetro lega l’incantesimo a una danza
di riflessi scherzosi, passi soffici prima dello schianto.
Ma ora il Nemico dischiude il pallore gelido di caverne
oscure, lo stupore di sasso, il buio.
E il fiato impasta le vampe bollenti che spaccano l’aria.
Lancia in resta.
E l’infinito ansito della ferraglia che rugge, sfrigola, urla, uggiola.
nel rogo.
Passano gli Sconosciuti piegano il tempo su quella Morte.
Ma nessuno può entrare nel sacro recinto, bianco
bendato e sereno nel dolore dell’orazione funebre.
Oggi la primavera. Vale, Maestro e Cavaliere,
trono di pietra sulle rovine,
occhi lucenti che scavano,
tronco malato che muovi le fronde, e sono parole,
per chi ti ascolta nella lunga notte,
corpo invaso dalla Morte non piegato,
Uomo che ci illuminasti il Cammino,
quando,inquieti, cercavamo una Torre
Signore di Castelli e di Fonti e di Spade e di Gemme e di Isole.
e di Cattedrali e di Messaggi e di Cavalli in Libertà.
Signore di Incontri e di Alleanze,
Graal magico e Thule ultima.
Vale!
Lieti nel volto di sole, giungono gli Arya
Dolce fu il Discepolo che attese il Maestro per partire.
Al segno.
Quando si muore forti come la morte
e col sangue che incendia.


Mario Bernardi Guardi

mercoledì 14 maggio 2008

Julius Evola, a 110 anni dalla nascita.....

ELEMENTI DI STILE ROMANO


“Gli elementi di Stile, hanno una propria evidenza, non sono legati a tempi trascorsi, possono in un qualsiasi periodo agire come forze formatrici e valere come ideale, non appena si desti una vocazione corrispondente”. Questo brano di Julius Evola, presenta con chiarezza la necessaria corrispondenza che vi deve essere tra lo Stile e colui il quale intende assumerlo come Ideale. Data l’evidente distanza spirituale che vi è tra l’uomo moderno ed il “Romano”, sarebbe vano ogni intervento formativo o politico senza assumere interiormente una virile disciplina che dia modo da un lato a “superare la modernità” e dall’altro a ricollegarsi alla tensione spirituale che anima, da sempre, l’azione dell’Uomo della Tradizione.
Occorre, innanzi tutto, sgomberare il campo da alcuni equivoci e contraffazioni che con lo Stile romano non hanno nulla a che vedere, se non per rappresentarne una volgare parodia. Un esempio al riguardo, può essere quella consuetudine ormai diffusa di ritenere di “carattere romano”, qualsivoglia elemento della religiosità, della cultura o del costume, per il solo fatto di essersi manifestato anche in terra romana. La dottrina tradizionale ci insegna che una Civiltà può dirsi tale solo quando pone al suo centro il Sacro, quindi l’elemento spirituale. La centralità che assume questo elemento ci consente di intenderlo come carattere assoluto a cui fare riferimento, ed è attraverso questo che intendiamo approssimarci alla romanità o più precisamente al “carattere romano”. Fatta questa precisazione necessaria, non si può ridurre la Romanità ad uno sterile aspetto esteriore, quasi da collocare in un posto o in un momento qualsiasi, evitando di equivocare ciò che appartiene alla Romanità viva, perché manifestazione di ciò che è eterno, quindi incorruttibile, a ciò che appartiene alla Romanità morta, perchè somma di residui e rovine non più in grado di ridestare forze pure, nella migliore delle ipotesi. Per altre vie, del resto, assumere in sé “elementi di Stile” dell’autentica Romanità, ha in realtà la funzione di ricondurre a quella originarietà dello stile, che nella fisionomia e nell’essenza del carattere romano, è riconducibile ad un più alto modo d’essere che fu quello delle genti Arie. Attraverso queste brevi ma opportune distinzioni, diviene più comprensibile come al posto di vani atteggiamenti esteriori, vi sia la necessità di una severa ascesi per estrarre dalla romanità quel senso vivo ed immortale, senza acrobazie intellettuali, slogan o nostalgiche interpretazioni fuorvianti. Intendere la Romanità come fucina di elementi di stile significa quindi, volerne assumere lo Spirito e la viva essenza; prenderne l’impronta disponendo il proprio cuore in armonia con quella vibrazione della “AETERNITAS ROMAE”, che pone in essere l’Uomo nel suo senso più alto. E con ciò allontanando qualsiasi riferimento neo pagano1. Nel Romano ciò che emerge con forza, prima di ogni altro elemento, sono la Pìetas e la Religio, che a differenza delle successive forme di religiosità, significano l’attitudine ad una rispettosa e dignitosa venerazione, ed al tempo stesso, di fiducia nei riguardi delle “Cose Divine”, sentite come presenti ed agenti relativamente a quelle umane sia individuali che collettive. La consapevolezza dì ciò, rende chiara al Romano l’importanza della Virtus, non intesa come vuoto moralismo, ma come ideale da perseguire e da raggiungere; la Fortitudo e la Costantia, come invincibile forza d’animo; la Sapientia, la Disciplina e la Humanitas come senso di controllo e di riflessione, uniti ad una spiccata volontà di pienezza di vita e di approssimazione al Sacro; la Fides e la Dignitas come tenuta dell’animo e calma interiore, in una lealtà e fedeltà innanzitutto alla propria natura, che nei tipi umani superiori si traduceva in Solemnitas, cioè in una seria e misurata solennità. Tutto questo, che a prima vista potrebbe sembrare un freddo elenco di qualità, in realtà ha sempre avuto un preciso riflesso pratico, riscontrabile in un agire preciso e senza gestualità scomposte, di mediterranea memoria; un amore per l’essenziale che non significa affatto materialismo e la diffidenza per ogni abbandono dell’anima o confuso misticismo.2 Nello “Stile romano”, nelle parole e nel linguaggio come nelle espressioni e nei gesti, vi è castità, unita ad una insofferenza verso la tortuosità e la capacità di coordinare anziché confondere, al punto di amare il limite3 in vista di un’idea e di un Ordine superiore. L’inutilità di particolari elucubrazioni intellettuali, per approssimarsi a questo Stile, rende più chiara la necessità di un preciso e coerente lavoro su se stessi. Il Romano “Giudice e non difensore di sé stesso”, attraverso un freddo dominio di Sé, senza personalismi e fatue vanità si erge ancora oggi aldilà delle contingenze, a rappresentare un ideale, che secoli di decadenza e false interpretazioni storiche non riusciranno ad offuscare mai. Tentare di emularne il suo esempio ed avvicinarsi alla sua altezza, dipende solo da noi stessi.


NOTE



1: Circa gli equivoci del paganesimo moderno e la velleità di un recupero archeologico di forme spurie di ritualità, è necessario soffermarci. A parte l’evidente cialtroneria dì alcuni rappresentanti del “magico”, è necessario sottolineare che l’andare a ridestare forze occulte sia del tutto inopportuno. Se poi vi si aggiunge l’estrema pericolosità a cui si può sottoporre, nel migliore dei casi, il profilo psichico, si consiglia agli aspiranti “maghetti” di lasciar stare da subito gli pseudo-maestri con le “pezze al culo” che girano, notare la coincidenza, in questa fine di ciclo. Al riguardo possono venirci in aiuto gli scritti di due autorevoli interpreti della Tradizione, J. Evola e R. Guènon. Del primo segnaliamo il fondamentale articolo “L’equivoco del neo-paganesimo” ripubblicato dalla rivista Heliodromos (n.6, nuova serie, interamente dedicato ad Evola) e per un approfondimento ulteriore il testo “Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo” Ed. Mediterranee. Del secondo, oltre ai primi due capitoli de “Simboli della Scienza Sacra” Ed. Adelphi, possono essere segnalate le pagine 163, 164, 165, 169, 176, 177 e le pagine da 181 a 186 e da 211 a 249 dei capitoli n. 26 e n. 27 in “Regno della quantità e segno dei tempi” Ed. Adelphi.
2: Per una corretta interpretazione del termine “misticismo” è necessario, nell’ambito dell’esperienza spirituale, distinguere due modi di viverla, due atteggiamenti di fronte ad essa. Per misticismo o per atteggiamento mistico, si intende un modo soggettivo, irrazionale e di estasi, che caratterizza l’esperienza per il suo valore di sensazione e di senso emotivo. Di fatto ogni esigenza di controllo lucido del sé, ne rimane esclusa. Quanto l’esperienza mistica è passiva ed estatica all’opposto, si può indicare la “spiritualità eroica” come atteggiamento attivo di fronte al mondo spirituale. Essa, indicata da Guénon come “intuizione intellettuale”, coglie il contenuto spirituale dell’esperienza, oggettivamente, secondo chiarezza, senza sentimentalismo devozionale.
3: Nell’ambito della vita e della cultura romana, il valore del Limite ha rappresentato un simbolo la cui origine può ricondursi alle ritualità che appartenevano alle popolazioni Arie ed alle grandi civiltà solari. Il concetto di limite, confine o recinto, era rivestito da una profonda sacralità (già nel rito di fondazione dell’Orbe è evidente), probabilmente in relazione al rito arcaico della realizzazione degli altari. Il “Limes”, quindi, creava una differenza non solo di spazio tra territorio e territorio, ma soprattutto di qualità. Nel caso del perimetro della città eterna, esso ne designava la consacrazione e ne qualificava la sua successiva edificazione. In relazione al tempo, sacro o profano, il Limite ne indicava specificatamente la differenza di qualità, attraverso i riti e le celebrazioni. Durante il rito si distingueva un momento particolare, l’attualizzazione dei mito che, in quanto tale, non è soggetto alla corrente dei divenire.

martedì 8 aprile 2008

giovedì 3 aprile 2008

LAOGAI

Per spiegare che cos'è e come funziona il sistema concentrazionario cinese è opportuno partire da questa lettera che mi ha inviato Toni Brandi, responsabile nazionale della Laogai Research Foundation.
Lo ringrazio e spero sia solo il primo passo di una collaborazione finalizzata a far conoscere meglio la prigione-Cina:
Mi permetto di sottoporVi alcune informazioni che spero Vi interesseranno.

Sono Toni Brandi, il coordinatore nazionale per l'Italia della LAOGAI RESEARCH FOUNDATION di Washington.La LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, instituita a Washington nel 1992 dal nostro Presidente, Harry Wu, detenuto nei LAOGAI per 19 anni, si occupa della ricerca e della diffusione di notizie riguardo ai LAOGAI.
I LAOGAI sono la rete dei campi di concentramento Cinesi, attualmente almeno mille, dove lavorano, in condizioni disumane, diversi milioni di donne, uomini e bambini a vantaggio del Regime Comunista Cinese e di numerose multinazionali che investono in Cina.
I LAOGAI producono tutto : macchinari, frutta, passata di pomodoro, prodotti tessili, legumi, te’, mobili, scarpe etc,…….Le condizioni di lavoro sono orribili. Mancanza d’igiene : il posto per dormire e’ limitatissimo e, spesso, situato nello stesso luogo dove "si fanno i bisogni". Torture e pestaggi sono all’ordine del giorno. I suicidi e la mortalita' sono alti. L'orario lavorativo raggiunge le diciotto ore al giorno.
Comprendiamo facilmente, quindi, qual’e’ il segreto del “BOOM ECONOMICO CINESE”, perche’ il costo del lavoro in Cina e' il 5% di quello Europeo e perche’ l'export Cinese mondiale (che ha superato il Giappone nel 2003) e' passato da 1.9% nel 1999 al 6.5% nel 2003.
Purtroppo, I LAOGAI, che sono parte integrante dell’economia Cinese, non sono che una parte della realta’ del paese asiatico : decine di migliaia di pubbliche esecuzioni di massa, davanti a folle appositamente convocate, inclusi i parenti e le scolaresche ; vendita degli organi freschi espiantati ai condannati a morte ; abuso della psichiatria a scopo repressivo politico ; sfruttamento dei bambini sottoposti ai lavori forzati ; rappresaglie nei confronti delle varie Chiese ; centinaia di migliaia di aborti e sterilizzazioni forzate.
Queste sono le realta’ della Cina odierna. Realta’, spesso, ignorate dai mass-media occidentali, che non vogliono disturbare i commerci internazionali.Quanto dico sopra e’ stato numerose volte denunciato dalla stampa internazionale, dalle organizzazioni umanitarie internazionali, dalla commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite e, recentemente, dal Congresso Americano che ha approvato la Risoluzione Wolf contro i LAOGAI con 413 voti contro 1, venerdi’ 16 Dicembre 2005. Posso mandarvi copia dell'originale se Vi interessa.
Per ulteriori informazioni sull’”altra faccia della Cina” di cui si parla poco, mi permetterei di consigliare la consultazione dei seguenti siti :www.laogai.org , www.chinalaborwatch.org. www.asianews.it , www.cicus.org/news/index.php, www.hrw.org/doc?t=asia&c=china

Vi ringrazio per il tempo che mi avete accordato.

Nella speranza di vedere pubblicata la presente, Vi invio i miei piu’ sinceri e rispettosi saluti,

Toni BrandiCoordinatore NazionaleLAOGAI Research Foundation (Italia)